Una giovane lettrice: treni come 30 anni fa
«Credo in questa città, ma così non va»

Partiamo da questa domanda: «Com’è possibile che il collegamento ferroviario Milano-Bergamo sia quello, se non peggio, dei miei genitori quando andavano all’università?!».

Se lo chiede una nostra lettrice. «Ho 31 anni, vivo a Bergamo e lavoro a Caravaggio nell’azienda della mia famiglia. Ho vissuto un anno a Londra e due anni a Singapore, e poi ho deciso di tornare a casa, a Bergamo, nella mia città, per portare avanti l’attività di mio nonno, di mio padre e dei miei zii, per vivere nel mio paese e nella mia città, di cui vado fiera e che mi piacciono molto».

«Ho lasciato a Singapore il mio compagno di università, che non credendo nell’Italia e nella ripresa del nostro Paese ha ritenuto di avere migliori e più numerose opportunità in un paese straordinario come Singapore. Io sono tornata e sono contenta, vivo a Bergamo con il mio fidanzato, che condivide con me la passione per le nostre montagne, per le nostre città e il desiderio e l’ambizione di poter fare qualcosa di bello e di appagante qui, nel nostro paese».

«Sono contenta che Bergamo si promuova con BergamoScienza e mi piace Astino e mi piacciono le palle di Catellani in centro, ma quando alla mattina il mio ragazzo mi scrive che il treno è bloccato a Dalmine per 21 minuti e che arriverà in ritardo al lavoro di più di un’ora e che per questo dovrà chiedere metà giornata di ferie, mi cadono le braccia e penso se Bergamo è il terzo mondo, o peggio!».

«Com’è possibile che per percorrere 50 chilometri di ferrovia studenti e lavoratori pendolari viaggino su treni affollati, senza aria condizionata o con riscaldamento da boccheggiare, e che impieghino tempi indeterminati per raggiungere quello in tutti gli altri paesi europei a noi vicini si raggiungere tranquillamente con qualche fermata di metropolitana?!».

«Sono assolutamente convinta che mobilità efficiente e moderna sia un fattore essenziale e fondamentale per lo sviluppo, il benessere e la crescita di un paese e di una città, e per ogni speranza di futuro dignitoso per noi giovani italiani, che ci diamo da fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA