Yara, Bossetti non risponde al pm
I suoi difensori attaccano il cappellano

Al netto delle polemiche di contorno -il dato è che Massimo Bossetti ieri mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pubblico ministero Letizia Ruggeri, che voleva interrogarlo.

Ne deriva una domanda: perché il muratore di Mapello accusato del delitto di Yara, che sin dall’inizio si proclama innocente, anziché collaborare con gli inquirenti ora sceglie il silenzio? Strategia processuale, forse: parlare, ieri, dal punto di vista di Bossetti poteva costituire un rischio. Gli inquirenti avrebbero potuto sottoporre all’indagato nuovi elementi raccolti nel corso delle indagini, senza che la difesa avesse il tempo di valutarli e prendere le proprie contromisure.

Per motivare la scelta di far rimanere in silenzio il loro assistito, gli avvocati difensori hanno optato per la linea dell’attacco: contro il pm, contro chi starebbe esercitando «pressioni psicologiche» per indurre Bossetti a confessare, persino contro il cappellano del carcere, don Fausto Resmini, da anni punto di riferimento spirituale per i detenuti della casa circondariale di via Gleno e da sempre vicino ai poveri e agli ultimi della città.

«Bossetti - ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni - è trattenuto in carcere in condizione di grande pressione psicologica. Anche coloro che dovrebbero aiutarlo sotto l’aspetto psicologico stanno pressando perché lui confessi qualcosa che non ha commesso. Devo dirla tutta? Persino il prete del carcere!»

Quindi le accuse, pesanti, alla Procura: «In queste indagini a senso unico Bossetti ha deciso di non rispondere più: c'è uno sbilanciamento tra le attività dell’accusa e quelle della difesa. Sembra di essere tornati al processo inquisitorio».

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