Bassa, aziende del settore legno
A rischio 1000 lavoratori su 3000

Dopo la pausa estiva e dopo mesi di vertenze sindacali, Filca Cisl e Fillea Cgil segnalano la condizione e l'andamento preoccupante del settore legno della Bassa Bergamasca, dove da alcuni anni si sta attraversando un periodo di crisi e di contrazione dei volumi produttivi. La particolarità della produzione costituita soprattutto dal mobile d'arte e dall'intarsio sta vivendo infatti uno dei momenti più difficili della sua storia.

L'export ormai non riesce più a coprire gli ordinativi necessari per mantenere i livelli di produzione anche solo di un paio di anni fa. La domanda interna è praticamente ferma e difficilmente la situazione potrà migliorare. La grande frammentazione che caratterizza le realtà produttive di questo settore (spesso il numero di dipendenti non supera la decina) e la bassa propensione e capacità di aggredire i mercati esteri non facilita sicuramente la ripresa.

Come se non bastasse proprio a causa della dimensione artigianale delle aziende i lavoratori che vi lavorano all'interno non hanno altri ammortizzatori sociali se non la Cassa Integrazione in Deroga che cesserà, a meno di ulteriori proroghe, il prossimo 31 dicembre. Gli accordi sugli ammortizzatori sociali coinvolgono circa 150 aziende per un totale di poco più di 1000 lavoratori (su un territorio che comprende circa 300 realtà che danno lavoro a 3000 persone).

Proprio questi lavoratori si trovano quindi in un doppio dramma costituito dalla crisi generale, e quindi dalla bassa possibilità di trovare un altro posto di lavoro, e dall'assenza di ammortizzatori sociali efficaci e di lunga durata. Anche realtà storiche come Arte Intarsio di Treviglio, Arredamenti International s.r.l. di Calvenzano, le Ore di Caravaggio stanno vivendo situazioni drammatiche con licenziamenti, dismissioni di rami d'azienda e fallimenti.

Anche le aziende più strettamente legate all'edilizia come le falegnamerie specializzate nella costruzione e montaggio di infissi stanno risentendo della crisi e non mancano anche in questo settore le richieste di cassa integrazione. «È una situazione che forse non fa rumore perché non ci sono i numeri della grande azienda ma che piano piano, piccola azienda per piccola azienda, sta sempre più aggravando la situazione produttiva e occupazionale nella bassa bergamasca – dicono Luca Legramanti e Giambattista Locatelli, di Filca Cisl e Fillea Cgil. Come organizzazioni sindacali chiediamo che si intervenga in un'ottica di aggregazione delle singole realtà produttive, che si ridia vita in modo organico ed efficace al consorzio del mobile d'arte per poter affrontare meglio le occasione che in particolare il mercato estero ancora può dare e per non disperdere la creatività, conoscenza e capacità che in questi anni hanno contraddistinto il nostro territorio e che permetterebbe ai lavoratori oggi in cassa integrazione o peggio licenziati di tornare a lavorare e far valere le proprie professionalità».

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