Emilio Zanetti, due minuti di applausi
chiudono la sua stagione da presidente

L'emozione è evidente. Ma l'aplomb, la tranquillità e la serenità che lo contraddistinguono nemmeno in questa occasione difettano. Quella di sabato è stata per Emilio Zanetti l'ultima assemblea dei soci in qualità di presidente.

L'emozione è evidente. Ma l'aplomb, la tranquillità e la serenità che lo contraddistinguono e sempre l'hanno accompagnato nel corso delle assemblee succedutesi negli anni, nemmeno in questa occasione difettano. E sì che la tensione di un rinnovo del consiglio di sorveglianza che alla vigilia si avvertiva come travagliato, nell'ampia sala dell'assemblea ha aleggiato evidente fin da subito: come le nubi nere cariche di pioggia hanno caratterizzato il cielo sopra la Fiera Nuova di Bergamo. Ma anche se quella di sabato è stata l'ultima assemblea dei soci per lui in qualità di presidente, Emilio Zanetti non ha voluto cambiare le sue abitudini.

«Questa mattina? No, non è cambiato nulla», racconta pochi minuti prima di salire al tavolo della presidenza dell'assemblea. «Ormai sono anni che, nella mattina dell'assemblea, l'appuntamento è con l'avvocato Giuseppe Calvi e il dottor Alfredo Gusmini nel mio ufficio in banca. Un semplice caffè: l'occasione per scambiarci le ultime impressioni e le sensazioni prima di trasferirci alla sede dell'assemblea e cominciare i lavori». La scelta del rinnovamento? Nessun dubbio e nessun rammarico. «È una decisione maturata da tempo. Ed è giusto averla fatta».

Poche parole che esprimono un esempio. E lo ricorda lo stesso figlio Matteo Zanetti, incontrato nel parterre: «Gli insegnamenti di mio padre non hanno mai avuto bisogno di tante parole: l'esempio, nei comportamenti, è stato la via maestra». Il presidente nel saluto all'assemblea ha sottolineato il senso della sua decisione, fatta «con animo sereno, avendo la consapevolezza di aver cercato di compiere il mio dovere con forte impegno e scrupolosa onestà». E il domani per il presidente Zanetti è già delineato. «Avrò più tempo per andare in azienda. Non che non ci sia andato in questi anni, ma ormai le redini della società sono saldamente nelle mani dei figli con ottimi risultati». E allora anche la possibilità di avere più tempo per sé. Presidente, il golf è una delle sue passioni vero? Si dice che giochi bene e abbia vinto addirittura alcuni premi. «Guardi, è uno sport, una passione, che mantengo giusto per poter camminare e muovermi nel verde. Certo, ora, magari mi ci potrò dedicare un po' di più».

Il tempo. Ecco, il cavaliere del lavoro Zanetti in fatto di tempo ha trascorso 21.137 giorni negli organismi di governo della banca bergamasca: «Popolare-Bpu-Ubi». «Ne è sicuro? - chiede sorpreso quando glielo si ricorda ?. Beh, effettivamente è dal 1955». Ricordando che era il 7 giugno 1955 quando Emilio Zanetti, all'epoca ragioniere 23enne (classe 1931) per la prima volta venne nominato membro del consiglio di amministratore della Banca Popolare di Bergamo. Quel 1955 che vide pure (era maggio) la scomparsa del padre Guido, che della Banca Popolare di Bergamo fu presidente nei periodi 1933-51 e 1952-55. Da quel 1955 prende il via la lunga carriera del cavalier Zanetti nel mondo della finanza (resterà peraltro presidente della «Popolare Bergamo» fino alla scadenza del mandato prevista nel 2014), ma anche dell'industria e dell'associazionismo imprenditoriale. La sua carriera in Popolare, grazie alla sua preparazione e alle sue esperienze professionali accumulate nella gestione con il fratello Antonio dell'azienda paterna (la Zanetti Spa, leader nei formaggi di qualità), lo porta dal 1967 al 1970 a ricoprire l'incarico di presidente del collegio sindacale della banca, tornando poi al consiglio di amministrazione nel 1972 come vicepresidente.

La Popolare, in quegli anni, vive la stagione della presidenza dell'avvocato Lorenzo Suardi succeduto al vertice della Bergamo al padre di Emilio, Guido Zanetti. E il cavalier Zanetti nel ricordare all'assemblea la sua storia nella banca ha indicato come maestri il padre Guido («che fu presidente in anni particolarmente difficili, successivi alla crisi del '29»), l'avvocato Suardi e Giacomo Bertacchi (direttore generale, «un alpino, uno dei ragazzi del '99»), il dottor Gulinatti, Giuseppe Antonio Banfi. Dopo trent'anni d'impegno, e al compimento del suo 85° anno, nel giugno 1985 Suardi annunciò le dimissioni dalla «Bergamo» e il consiglio della banca, il 1° luglio 1985, nominò per acclamazione Emilio Zanetti presidente. Sotto la sua gestione la «Popolare» ha vissuto un'importante stagione di crescita: l'operatività della fusione col Credito Varesino, la quotazione del titolo in Borsa (1992, prima banca popolare a Piazza Affari), la fusione con la Comindustria (2002) creando Bpu, l'aggregazione con Banca Lombarda (2007) creando Ubi. «Con una punta d'orgoglio ? ha detto Zanetti ? nel momento del congedo dal corpo sociale consentitemi di dire che affido ai successori una banca che non ha mai subito condizionamenti di sorta, né da poteri politici, né di altra natura». Rimarcando poi che «nel tempo si potrà valutare serenamente il percorso di crescita seguito e l'intensità del lavoro svolto anche per le due ultime operazioni», che hanno dato vita a Bpu prima e Ubi dopo.

E l'importanza del ruolo del presidente Zanetti nel mondo bancario ha avuto allo stesso modo un percorso di crescita anche nel mondo economico e associativo: tra gli altri impegni, componente del direttivo dell'Associazione commercianti dal 1956 e successivamente presidente (1983-85); membro di molti cda d'aziende tra cui Rinascente (ne fu anche vicepresidente), Dalmine, Italcementi, Wuber, Gefina, Sesaab (l'editrice - di cui è stato per anni presidente - de «L'Eco di Bergamo»), Sacbo (l'aeroporto di Orio al Serio), Promoberg (la società della Fiera Nuova). Così come, a livello sociale, spiccano tra gli altri l'impegno per l'Università di Bergamo (con la presidenza della Pro Universitate Bergomensi) e nella Croce Rossa Italiana di Bergamo (fu presidente dal novembre 1967 al 1974). Tra i riconoscimenti ottenuti in questi anni, spicca il cavalierato al lavoro riconosciuto dall'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, nel 1986, nonché, per il suo impegno è stato insignito della medaglia d'oro al merito della Croce Rossa Italiana. Nel 2002 Zanetti è stato insignito dalla laurea honoris causa dall'Università di Bergamo. «Abbiate i piedi nel borgo e la testa nel mondo», il pensiero che, ricordando il professor Tancredi Bianchi, Zanetti ha voluto lasciare in ereditare a chi «avrà l'onere e l'onore di gestire il gruppo e le banche» da adesso in poi. E qui, dalla platea, scatta un applauso lungo due minuti.

Paolo Perucchini

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