Ristorazione etnica in Lombardia:
in Bergamasca 1887 aziende

Cotoletta, pasta e pizza ma anche involtini primavera, sushi, enchiladas e kebab, la dieta dei lombardi diventa sempre più varia ed internazionale. In una regione in cui quasi un residente su dieci ormai è di origine straniera anche la cucina si apre alle culture dei suoi nuovi cittadini. Un processo che ha conosciuto un’accelerazione soprattutto dal 2000: se infatti dall’inizio del secolo il settore complessivo della ristorazione e accoglienza è cresciuto in media del 19%, solo le imprese individuali con titolare straniero registrano nello stesso periodo un aumento del 147%, superando nel 2009 le duemila attività.

La ristorazione etnica lombarda in quasi la metà dei casi parla cinese, con il 48,5% delle imprese individuali con titolare straniero attive nel settore, pari a oltre 1.000 ditte, ma si difende anche il contingente arabo che, tra le varie nazionalità, detiene circa una attività su sei (16% complessivo pari a quasi 400 ditte individuali) ed i cittadini slavi o dell’est Europa con quasi una impresa su sette (circa 300, 13,8% del totale).

Una ristorazione che sul territorio ama soprattutto Milano, con il 51,5% delle imprese individuali, Brescia (13,8%) e Bergamo (8,7%). Ma dal 2000 crescono soprattutto Mantova (+387,5%) e Cremona (+287,5%). E tra le province dove mangiare etnico è più facile, Milano è prima in Italia con il 12% del totale degli stranieri ristoratori, seguita da Roma (8%) e Torino (4%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese 2009.

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