Confesercenti: i saldi grande occasione
Ma cala il numero dei negozi: - 4,6%

«I saldi estivi sono una grande occasione per tutti». Lo scrive la Confesercenti di Bergamo. Peccato però che nella nostra città il numero dei negozi sia ancora in calo: -4,6%.

I saldi estivi 2015 saranno caratterizzati da forti sconti iniziali. Secondo le rilevazioni condotte da Confesercenti Bergamo su un panel di imprese del settore, quasi 1 negozio su 2 (il 48%, l’8% in più rispetto al 2014) ha già deciso di offrire sconti di partenza dal 40% in su.

Una mossa dettata da un mercato che porta ancora addosso i segni della crisi. I dati, per quanto riguarda Bergamo in particolare, sono infatti ancora negativi. In tutta la provincia ci sono 1.444 imprese del settore abbigliamento e calzature.

Nell’ultimo anno si segnalano 31 nuove aperture, ma anche 55 chiusure di attività. In termini percentuali, si registra un calo del 2,4%. Va meglio nei primi mesi 2015, ma rispetto a dicembre il saldo avviamenti/cessazioni è pur sempre caratterizzato dal segno negativo: -0,7%.

In città ci sono state 5 nuove iscrizioni, ma ben 12 cessazioni. In un anno i negozi sono diminuiti del 4,6%. Miglioramenti, anche in questo caso, negli ultimi mesi: rispetto a dicembre, la situazione è quantomeno stabile. In questo scenario, è facile capire come i saldi siano visti come opportunità per riprendere slancio.

«I saldi estivi saranno una grande occasione per tutti - spiega Filippo Caselli, segretario di Fismo-Confesercenti Bergamo, l’associazione che riunisce le imprese di distribuzione moda Confesercenti -. Per i consumatori, che avranno la possibilità di acquistare capi di qualità a prezzi molto convenienti; ma anche per le imprese del settore, che vengono da un avvio di anno ancora stagnante: un imprenditore su due (il 49%) non ha infatti rilevato miglioramenti rispetto al 2014, contro un 26% che riscontra segnali di ripresa e un 24% che registra invece un ulteriore calo. L’auspicio è che, dopo i primi segnali di ripartenza dell’economia, i saldi segnino l’inversione di tendenza anche per i consumi. Le condizioni ci sono, a partire dal meteo e dalla convenienza delle offerte».

«La recessione – conclude Caselli – tecnicamente è finita, ma la spesa delle famiglie non è ancora ripartita. In particolare quella per l’abbigliamento e le calzature, che nel 2014 si è attestata intorno ai 100 euro al mese. Il 2015, finora, conferma le impressioni degli imprenditori: le vendite nel comparto moda – segnala l’Istat – registrano nei primi quattro mesi del 2015 una sostanziale stabilità per l’abbigliamento (+0.3%) e una contrazione per le calzature -0.6%. Anche a livello nazionale, poi, continua l’emorragia di imprese: tra gennaio ed aprile hanno chiuso, in Italia, altri 2.600 negozi del comparto».

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