Il piano Ubi preoccupa i sindacati

Sistema informatico, esternalizzazioni, garanzie ed esuberi i temi caldi. Sorpresa per il raddoppio del numero degli sportelli da cedere ai fini Antitrust

Il piano industriale 2007-2010 delinea «uno scenario di obiettivi molto ambiziosi nei volumi e nei risultati economici», ma - sottolinea Alberto Maculan, segretario coordinamento Fiba Cisl Ubi Banca - «da come prospettato si realizza principalmente agendo sui lavoratori: accanto a una crescita significativa di performance e rete territoriale si presenta una ricetta di riduzione organici, esternalizzazioni e riduzione di costi, in primis nel personale».

In vista della presentazione ufficiale, i sindacati bergamaschi confermano le loro preoccupazioni centrate essenzialmente su quattro punti: scelta del sistema informatico «bresciano», esternalizzazioni, numero e origine degli esuberi, garanzie per i lavoratori di filiali destinate alla cessione o che dovrebbero passare alla società di servizi.

«È necessario entrare al più presto nel dettaglio del piano; l’incontro di lunedì presumo che sarà essenzialmente di informazione generale, ma subito dopo dovremo entrare nel merito per capire quali sono i progetti ufficio per ufficio - sottolinea Luigi Bresciani, segretario provinciale Fisac-Cgil -. Dal punto di vista sindacale dovranno essere gestite in modo serio le ricadute di questo piano. Ci preoccupano le possibili esternalizzazioni di attività e le garanzie per lavoratori che passano ad altre società, con destini che in futuro potrebbero essere diversi da quelli della banca. Certi timori possono anche essere irrazionali rispetto ad altre situazioni del territorio, ma è nostro dovere cercare di limitare i disagi per i lavoratori, a partire dalla mobilità sull’asse Bergamo-Brescia».

Sul progetto di esternalizzare attività informatiche e di back office ad Ubi Sistemi e Servizi anche Maculan esprime «tante e forti preoccupazioni»: «Si rischia - sostiene - di avere una realtà potenzialmente con contratti e garanzie diverse, debole nei confronti di eventuali e probabili future operazioni societarie del gruppo Ubi, in particolare se coinvolgessero gruppi di maggiori dimensioni del nostro».

Anche se indiscrezioni davano ormai il sistema informatico bresciano per favorito resta una «sorpresa» la scelta ufficiale. «Sono penalizzati i 14.000 lavoratori ex Bpu, che sono la maggioranza nel gruppo, e che ora dovranno cambiare sistema» - commenta Attilio Granelli, coordinatore Fabi ex gruppo Bpu. «In prospettiva però, tra un anno, a migrazione avvenuta, ci chiediamo cosa verrà fatto per la riconversione del personale ex Bpu dell’informatica, circa 300 persone, che operava su un sistema originale proprietario e non dipendente da Ibm - continua Bresciani -. Difficilmente potranno andare a lavorare tutti sul sistema di Banca Lombarda, ma ancora più difficilmente potranno andare allo sportello. È vero che la banca non ha mai licenziato nessuno, ma il problema della riconversione è delicato. Tra i centri di servizio dei due gruppi scatteranno duplicazioni di ruoli, mentre nelle reti c’è carenza di personale: per questo è necessaria una discussione ufficio per ufficio dei numeri dell’organico».

Riguardo alle filiali c’è poi la questione della cessione degli sportelli richiesta da Antitrust, «una decisione - sostiene Maculan - che avrà impatti notevoli sia sul piano occupazionale, sia nella riconversione professionale a Bergamo e a Brescia, territori storici del gruppo». «Sorprende il raddoppio degli sportelli che saranno ceduti a Bergamo e a Brescia: adesso sarebbero 61 mentre finora si era parlato di un massimo di 30 circa - commenta Granelli -. Questo comporterà necessariamente il coinvolgimento di un maggior numero di persone e la necessità di accordi di tutela per il cambio di "insegna", come del resto abbiamo fatto anche recentemente all’interno del gruppo. Riguardo al piano sportelli, considerato anche che le nuove aperture non saranno sicuramente a Bergamo e Brescia, sono da capire bene gli impatti sul personale, così come i numeri e le mansioni dei lavoratori considerati in esubero. Resta la preoccupazione di possibili esternalizzazioni, che cercheremo di contrastare. Non c’è una pregiudiziale su società controllate al 100% con poli territoriali che mantengano le attuali dimensioni, ma è comunque una questione delicata sulla quale vigileremo».

(17/06/2007)

© RIPRODUZIONE RISERVATA