Supermercati e ipermercati in sciopero
Manifestazione sabato anche a Bergamo

Sabato 7 novembre sarà sciopero nazionale per i lavoratori della grande distribuzione. Lo sciopero durerà per tutto il turno di lavoro.

Lo hanno proclamato Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil insieme ad una seconda giornata di mobilitazione prevista per il 19 dicembre.

«Diminuisce il salario, diminuiscono i permessi retribuiti e se pensate che spesso lavoro anche di domenica, io proprio con la mia famiglia non riesco a starci più. Questo è uno sciopero assolutamente doveroso»: così in conferenza stampa Elena Casanova, lavoratrice all’Iper di Orio al Serio, ha spiegato perché sabato 7 novembre sciopererà e sarà in piazza.

Insieme a lei, c’era il collega Francesco Zanardi: «Tra estrema liberalizzazione di turni, lavoro serale, festivo, persino a Pasquetta, e abbassamento del salario qui assistiamo ad un processo di tabula rasa dei diritti».

Sono tempi duri per i lavoratori della grande distribuzione, cioè di supermercati e ipermercati di tutto il Paese di aziende aderenti a Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa (circa 300 mila in tutto il paese, 5 mila a Bergamo e in provincia): da ormai due anni si protrae il negoziato per la definizione di un Contratto Collettivo Nazionale di lavoro per catene come Auchan, Iper, Coin, Esselunga, Bennet, Leroy Merlin, Gruppo Percassi.

Così è stato deciso che per i lavoratori di queste aziende sabato 7 novembre sarà sciopero nazionale. A Bergamo si terrà un presidio-flash mob con uno spettacolo di teatro di strada sabato alle 17 in piazza Matteotti in centro città.

Giovedì mattina è intervenuta davanti ai giornalisti anche una lavoratrice di Auchan di Curno, Rossana Stucchi: nel suo ipermercato a peggiorare la situazione è arrivata a luglio anche la disdetta del Contratto integrativo. «In Auchan quest’anno si sono perduti 1.400 posti di lavoro a livello nazionale, 50 a Bergamo. Per la disdetta del Contratto aziendale perdiamo circa 100 euro al mese di salario, più quello che non riceviamo per il mancato rinnovo del Contratto nazionale».

«Abbiamo calcolato che esiste una differenza di salario per il mancato rinnovo di circa 1.000 euro all’anno tra questi lavoratori e quelli di aziende associate all’altra controparte, Confcommercio, con cui un Contratto nazionale è stato invece rinnovato». Lo hanno hanno spiegato Mario Colleoni, Alberto Citerio e Maurizio Regazzoni, per Cgil, Cisl e Uil. «Qui si tratta di una vera e propria messa in discussione della contrattazione: oltre alla perdita di salario c’è il tentativo di procedere con regole proprie chiedendo flessibilità infinita ai lavoratori. L’obiettivo delle tre controparti è solo quello di ridurre drasticamente il costo del lavoro. Siamo disponibili a trattare, ma procedere così proprio non va: ecco perché abbiamo proclamato lo sciopero».

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