Magalli, gli scherzi
della (anti) politica

Chi volete al Quirinale? Ma Giancarlo Magalli, naturalmente. Il nome del conduttore impazza nella Rete come candidato ideale alla presidenza della Repubblica, avanza nei passaparola, riempie le piazze, conquista titoli e riempie articoli. È lui il quirinabile più quirinabile. Nelle Quirinarie, il sondaggio del «Fatto Quotidiano», ha stracciato tutti, superando persino Romano Prodi e Stefano Rodotà, al punto che gli hanno telefonato chiedendogli delicatamente di farsi da parte, dopo il successo ormai acclarato, per vedere se la poteva spuntare un nome più verosimile.

Ma ormai la frittata quirinalizia era fatta: ed ecco che su Facebook spunta la pagina «Magalli al Quirinale», con oltre 20 mila fan, e su Twitter spopola l’hashtag #MagalliQuirinale. Ormai è una mania, un virus incontenibile un po’ serio un po’ goliardico che attraversa l’Italia e spopola sui social, nutrito dall’antipolitica, dalla stima popolare sincera, dalla goliardia giovanile, dal sarcasmo, dalla voglia di surreale tipica del popolo internettiano. I fotomontaggi insieme con i Grandi della Terra, nello studio del Quirinale, davanti al Colle, alle cerimonie pubbliche, con la corona di Re Giorgio in testa, e persino a cavallo al posto del Bonaparte si moltiplicano nel cyberspazio.

Difficile spiegare come quest’icona pop abbia finito per imporsi sui candidati veri. In Rete è tutto un Magalli di qua, un Magalli di là. Lo vogliono Vespa, Floris e Greco in trasmissione, lo cercano giornali e tv e lui, divertito, commenta: «Ma che ci vado a fare? Mica sono il presidente!».

Già, mica è il presidente, questo bravo e professionale conduttore che è stato compagno di scuola di Draghi e Montezemolo, ottimo autore, amatissimo dagli anziani, ma benvoluto anche dai giovani, soprannominato da Claudio Sabelli Fioretti «l’idraulico» perché in Rai, quando c’era un problema, un vuoto, un calo di audience, si chiamava Magalli e lui, come ogni bravo aggiusta-rubinetti, risolveva il problema, fermando le perdite.

Ma al Quirinale Giancarlo Magalli non ci pensa proprio, anche se «Just Magalli», come lo hanno soprannominato su Facebook, ha un autentico transfert per la gente comune, da bravo conduttore dei programmi del mattino, e forse ci divertiremmo nel vederlo, simbolo dell’indignazione e della speranza degli italiani, fare l’oroscopo nel messaggio di fine anno, nominare premier Pippo Baudo o la Carrà, dirigere il Consiglio superiore della magistratura in collegamento dal Salone delle Feste, mettersi al volante della Flaminia accanto ad Adriana Volpe, sostituire i vigili urbani con i corazzieri.

Lui sta al gioco e sornione, come un gatto col Colle in bocca, non scende dal sondaggio quirinalizio. Sembra molto divertito da questo mix di scalpore e successo digitale. Vado avanti, dice, «i giovani hanno tutto il diritto di usare la mia faccia ironicamente per manifestare il proprio dissenso e disagio». Quanto a chi ha avuto l’idea di proporlo, beh, forse pensava a una candidatura «di colore», da lasciare in fondo alla classifica, tanto per guarnire.

E vien voglia di gridare, parafrasando l’Alberto Sordi di Moretti in Ecce Bombo: «Magalli, vi meritate Magalli!». Il popolo di Internet è qualcosa di difficilmente prevedibile, altro che «decide la Rete», come dicono Grillo e Casaleggio una volta sì e l’altra pure. Decide cosa? Volevate Magalli? Ed eccolo qui. Così la prossima volta imparate a non farvi i Fatti Vostri. E ora musica, maestro Mazza: «E se prima eravamo in due a votare per Magalli, ora siamo in milioni a cliccare su Magalli…».

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