Traballa il trono
del Grillo parlante

«Stanchino», è l’aggettivo che Beppe Grillo ha usato sul suo blog in questi giorni di passione dopo le elezioni regionali da cui il movimento è uscito con le ossa rotte. Tanto «stanchino» da decidere di fare un (apparente) passo indietro e dar vita ad un direttorio di cinque vice, tutti rigorosamente fedelissimi: Di Maio, Fico, Di Battista, la Ruocco e Sibilia. Su questa stanchezza per l’ex comico deve però aver pesato anche l’oltraggio dell’assedio alla sua villa da parte di una cinquantina di militanti arrabbiati per le ennesime espulsioni di parlamentari sgraditi.

In ogni caso, quando la decisione del direttorio è stata sottoposta ai militanti registrati sul blog, l’approvazione della Rete è stata dir poco plebiscitaria: ben il 91 per cento. Peccato che un numero di questo genere rinfocoli i sospetti degli espulsi, ormai ben 22 tra deputati e senatori, i quali pensano che i risultati dei sondaggi subiscano, come dire?, qualche ritocchino da parte del gestore del server che è la Casaleggio & Associati, misteriosa entità che gestisce le questioni più riservate del movimento.

La creazione del direttorio sembrerebbe mettere nelle mani di giovani esponenti del gruppo parlamentare la direzione del M5S in un momento nero: il consenso elettorale che crolla ad ogni tornata elettorale e va a rinforzare o l’astensionismo o la Lega lepenista di Matteo Salvini; i gruppi parlamentari che sono agitati da polemiche, liti, lotte tra cordate che hanno per oggetto perlopiù la storia dei rimborsi; la rivolta di sempre più numerosi esponenti del movimento sulla scia del sindaco di Parma Pizzarotti.

Tutta gente, quest’ultima, che viene delegittimata moralmente: anche i due parlamentari espulsi l’altro giorno sono stati accusati (nonostante essi neghino e portino pezzi di carta a sostegno) di fare la cresta su quanto dello stipendio deve essere versato al movimento. In realtà quei due, uno toscano e l’altra sarda, avevano in più occasioni espresso critiche verso chi comanda nel movimento.

Il punto però è un altro, e tutto politico: il grillismo ha dimostrato una sostanziale inadeguatezza a prendere iniziative, a far pesare il vasto consenso elettorale raccolto nelle ultime elezioni politiche e ad incidere seriamente sul gioco parlamentare. La legislatura per i gruppi parlamentari del M5S sta trascorrendo tra una lite sugli scontrini, la discussione se andare o no in televisione e la decapitazione di questo o quel deputato, mentre diminuisce la capacità di catalizzare il disagio sociale che la crisi economica sta facendo dilagare nel Paese. Tanto è vero che mentre il M5S declina, la Lega raddoppia i voti, supera Forza Italia e candida il suo leader alla testa di un intero schieramento. Insomma sembrano passati anni luce da quando sui social network Grillo e Casaleggio lanciavano lo slogan «vinciamo noi» che, dopo il flop delle Europee, i più sarcastici tra gli avversari cambiarono in «vinciamo poi». La verità è che il movimento ora rischia di implodere e di passare nel cielo della politica nazionale come una meteora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA