Agguato di Dalmine: cinque in cella
Rissa con lesioni, due sono in ospedale

Per l’agguato in pieno giorno di venerdì 14 novembre a Dalmine ci sono cinque fermati (tre in carcere più due che sono i feriti, ricoverati a Zingonia e Papa Giovanni). L’accusa dovrebbe essere rissa aggravata dalle lesioni. Sono stati sottoposti a fermo questa notte su disposizione del pm Maria Cristina Rota.

Sono le prime conseguenze del nuovo agguato in strada, dopo quello ancor più tragico di Zingonia. Un’auto sgomma e sorpassa quella che la precede, mettendosi di traverso e sbarrandole la strada. Un gruppetto di quattro o cinque persone scende dalla prima vettura e qualcuno tira fuori di peso dall’auto costretta a fermarsi almeno altre due o tre persone. E poi, in pochi istanti, spuntano una pistola e almeno un coltello.

Vengono esplosi due spari: uno ferisce un trentacinquenne albanese, di striscio all’addome, mentre un suo connazionale quarantenne viene accoltellato in mezzo alla strada. I due - che ai primi soccorritori si sono spacciati per fratelli - pare fossero sull’auto costretta a inchiodare dopo che l’altra le si era parata di fronte. Il più grande è grave: ha rimediato una coltellata all’addome che gli ha causato un’emorragia interna. È in prognosi riservata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Meno serie, invece, le condizioni del connazionale, ferito per l’appunto soltanto di striscio.

Sono da poco passate le 14,30 di ieri quando la tranquilla zona residenziale di via Guzzanica a Sforzatica di Dalmine viene scossa dalle urla in lingua slava di un gruppetto di una decina di persone, seguite dall’eco dei due spari. Il tutto avviene in pochi attimi: alcuni testimoni vedono uno degli albanesi gettare un pacchetto all’interno di una cabina del gas all’angolo tra via Guzzanica e via Vailetta, teatro dell’agguato. Viene poi recuperato dai carabinieri: pare contenesse della droga.

Dopo l’aggressione, entrambe le auto si allontanano: anche il trentacinquenne ferito dallo sparo se ne va, dopo aver parlato con il connazionale accoltellato, soccorso da alcuni residenti e ancora cosciente, nonostante la vistosa macchia di sangue sul petto. A dare l’allarme sono proprio i residenti.

Secondo gli inquirenti - coordinati dal sostituto procuratore Maria Cristina Rota . potrebbe essere un raid punitivo nell’ambiente dello spaccio di droga, proprio come all’origine della rissa con omicidio di mercoledì sera a Zingonia: i due fatti - è una delle certezze degli inquirenti - non sarebbero però collegati. I carabinieri di Treviglio - coordinati dal tenente Michele Capone - hanno proseguito gli accertamenti e gli interrogatori fino a notte inoltrata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA