La buona scuola?
Per me niente svolta

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere, citava Gotthold Ephraim Lessing. Lui era filosofo, poeta, favolista, drammaturgo e saggista tedesco. Io sono insegnante precaria e attendo il piacere dell’assegnazione di una cattedra, ma questa attesa porta con sé sensazioni negative.

Questo sarebbe dovuto essere l’anno scolastico della svolta, quello che avrebbe dovuto vedere il debutto della riforma della scuola targata Renzi-Giannini, in realtà sarà solo un anno di tregua. Almeno per tutti quei precari che, alle assunzioni proposte dal governo Renzi, hanno detto no. Tra loro ci sono sia l’esercito del gran rifiuto, che resta barricato nelle graduatorie ad esaurimento in attesa di tempi migliori, sia quella schiera di docenti che resteranno supplenti per un anno nonostante l’immissione in ruolo. Grazie alla possibilità, prevista dal Miur, di consentire ai neoassunti di accettare incarichi di supplenza fino al 30 giugno.

Ancora per un anno. Per loro, quindi, si posticipa tutto a settembre 2016. Proprio come accade per l’avvio degli albi territoriali e della cosiddetta chiamata diretta dei presidi, rimandati a settembre del prossimo anno.

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