Foppa salva con l'azionariato?
Panzetti: «Rischiamo di chiudere»

L'unione fa la forza e la condizione attuale della Foppa potrebbe confermarlo. Per finanziare un progetto esistono infatti due strade: uno o più magnati investono, oppure tante persone destinano somme modeste che  generano un bel gruzzolo.

L'unione fa la forza e la condizione attuale della Foppa potrebbe confermarlo. Per finanziare un progetto, qualunque esso sia, esistono infatti due strade: uno o più magnati sostengono da soli l'investimento o in alternativa una moltitudine di persone destina individualmente somme modeste che però sommate generano un bel gruzzolo.

In termini sportivi, quest'ultima opzione va sotto il nome di azionariato popolare. Ma proprio la sua connaturata democraticità, riassumibile nell'uguaglianza «una testa un voto», è additata dai detrattori come causa del suo malfunzionamento. Critiche prive di fondamento, come testimoniano i numerosi casi di successo dell'ultima decade.

Spicca, per l'impresa realizzata, l'operato dei tifosi del Wimbledon. Nel 2001 la proprietà decise di trasferire la squadra dall'omonimo sobborgo di Londra a Milton Keynes, novanta chilometri più a nord. Un'eresia per i sostenitori che cercarono inutilmente di bloccare l'operazione: così i tifosi costituirono nel 2002 l'organizzazione no profit Don Trust. Con i soldi raccolti fondarono l'Afc Wimbledon (l'originario è invece Wimbledon Fc)

In totale sono 26 le associazioni di tifosi del Regno Unito che detengono la proprietà di una società sportiva e un centinaio hanno quote di minoranza con cui influenzare i club.

Ma dopo l'allarme del presidente Luciano Bonetti, giovedì sera il direttore generale della Foppa è stato ancora più perentorio. Ospite a Bergamo Tv per «Sottorete con la Foppapedretti», Giovanni Panzetti non si è nascosto: «Forse non siamo nemmeno in grado di allestire una squadra per la prossima stagione. I prossimi dieci giorni saranno decisivi».

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