Comark, Vertemati a tutto campo
«Un quinto innesto nell'organico»

Dieci domande al coach della Comark, Adriano Vertemati, a poche ore dal raduno del team bergamasco in preparazione alla ventesima stagione nella terza divisione del basket nazionale.

Dieci domande al coach della Comark, Adriano Vertemati a poche ore dal raduno del team bergamasco in preparazione alla ventesima stagione nella terza divisione del basket nazionale.

Reati, Malagoli, Perego e Ferrarese: puntuale la rivoluzione estiva a Treviglio. Era meglio proseguire con Marino, Vitale, Borra, Fabi, Zanella, Planezio e Marulli?
«No, perché in tutto c'è un inizio e una fine. Scordiamoci, allora, del passato».
Obiettivo societario è di mantenere la categoria. Quando si potrà ambire a qualcosa di più?
«Ad andare bene tra un paio di anni. Tra dodici mesi è impensabile vista la competitività del girone».
Perché non ha accettato proposte di club più blasonati?
«Semplice: nessuno mi ha contattato».
Fino a che punto c'è l'ingerenza del general manager Euclide Insogna nelle sue scelte?
«Esiste un continuo confronto, ma nulla più».
Serve un quinto innesto nell'organico, un ¾ di ruolo tanto per intenderci?
«Come no?».
A livello giovanile vi affidate alla consociata Blu Orobica diretta da Andrea Schiavi. Suo vice, nella formazione titolare è Mauro Zambelli che ha, pure, in mano gli under 19. Non è il caso di promuoverlo ulteriormente?
«Dico solo che la gestione di Mauro degli under 19 è la cosa migliore che potesse capitare ai ragazzi del settore giovanile».
La preoccupa il doversi, obbligatoriamente ripetere visti i buoni risultati nel passato torneo?
«Le responsabilità, all'opposto, mi stimolano in maniera in frenabile».
Cosa manca alla Comark per inserirsi, finalmente, nel basket d'elite?
«Mi limito a parlare della squadra: in questo ambito siamo già nella pallacanestro che conta. È naturale, comunque che l'appetito venga mangiando».
A livello professionale, dove spera di arrivare?
«Il sogno degli allenatori è la serie A. E la Nazionale? Sarebbe la classica ciliegina sulla torta».
Conferma il mancato feeling con Marulli, giovane talentuoso lasciato libero dalla dirigenza?
«No, si è trattato di un rapporto proficuo nell'intento di innalzare le sue potenzialità tecnico-mentali».

Arturo Zambaldo

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