Gimondi, è il giorno della festa
Gotti e Savoldelli: Una leggenda

Raccoglierne l'eredità sarebbe stato impossibile. Però c'è stato chi, trovatosi in mano il testimone di Felice Gimondi, ha saputo farne un uso più che dignitoso. Ivan Gotti e Paolo Savoldelli sono due campioni che hanno vinto il Giro d'Italia.

Raccoglierne l'eredità sarebbe stato impossibile. Però c'è stato chi, trovatosi in mano il testimone di Felice Gimondi, ha saputo farne un uso più che dignitoso. Ivan Gotti e Paolo Savoldelli sono i due campioni della nostra terra che - il primo negli anni Novanta, il secondo nel nuovo secolo - hanno portato la maglia rosa fin sul traguardo finale del Giro d'Italia. Con due trionfi a testa, oltretutto nel giro di soli nove anni, hanno contribuito ad elevare la provincia di Bergamo al terzo posto assoluto per vittorie nel Giro d'Italia (dopo le nove di Torino e Varese), ma largamente prima per quanto riguarda il ciclismo moderno.

Ivan: «Saggio e autorevole»
Entrambi, Gotti e Savoldelli, sono cresciuti col mito di Gimondi ben stampato nella mente. «Ho cominciato a sentirne parlare in famiglia quando ero un bambino - dice Gotti, maglia rosa nel 1997 e nel 1999 -. I miei nonni erano di Sedrina e, dunque, se ne parlava con orgoglio. Mio padre, suo tifoso, ha finito per trasmettere questo sentimento anche a me, che pure non l'ho mai visto correre, perché quando lui ha smesso avevo solo nove anni. Mi ricordo di averlo visto passeggiare qualche volta a San Pellegrino con sua moglie e le sue figlie, che allora erano piccole come me: lo guardavo come si può guardare un extraterrestre. Posso dire che se ho potuto realizzare il mio sogno di diventare corridore lo devo anche alla sua storia e ai racconti che delle sue imprese mi hanno fatto i miei genitori e gli amici più grandi di me. Ricordo bene anche il primo incontro: a Cene, per una corsa di vecchie glorie, io ero ancora dilettante. Oggi, grazie anche all'amico comune Bettineschi, c'è maggiore confidenza. Lo ascolto sempre con attenzione: per la sua autorevolezza, la sua saggezza, il suo equilibrio».

Il Falco: «Un vero bergamasco»
Anche per Paolo Savoldelli, maglia rosa nel 2002 e nel 2005, i primi ricordi sono legati ai racconti in famiglia: «Mio padre - dice il Falco - andava in bicicletta e mi parlava del grande duello fra Gimondi e Merckx. Un'epoca così, secondo lui, sarà irripetibile. Io credo che proprio grazie a quel periodo si siano messi in moto meccanismi tali da portare una enorme popolarità al ciclismo. Di conseguenza molti ragazzi sono stati incoraggiati a correre in bicicletta. Qui a Clusone c'è anche un ex corridore, Attilio Rota, che ha fatto a tempo a gareggiare con Gimondi: anche lui, quand'ero ragazzo, me ne parlava spesso. Ho visto da vicino Felice per la prima volta al mio primo anno da professionista, perché la mia squadra, la Roslotto, correva con le biciclette Bianchi e lui ne era testimonial. Poi, nel 2009, in occasione della partenza del Tour da Montecarlo, abbiamo passato un paio di giorni assieme e li ho potuto tastare con mano la grandezza del personaggio: Gimondi è un bergamasco vero, onesto, schietto, che dice sempre quello che pensa».

Stasera canta Enrico Ruggeri
Entrambi, Gotti e Savoldelli, saranno presenti stasera al Centro Congressi alla grande festa dei 70 anni di Felice, il cui inizio è fissato alle 20,30 e che sarà trasmessa in diretta da Rai Sport 2 a partire dalle 21. La conduzione sarà affidata alla frizzante, bravissima Alessandra De Stefano con la collaborazione del giornalista Beppe Conti per la parte storica. Purtroppo non ci sarà Merckx, trattenuto da impegni a Bruxelles. Ci sarà tuttavia una schiera di campioni del mondo: Baldini, Altig, Adorni, Basso, Fondriest, Moser, Saronni, Corti, Bugno, Gualdi, Bettini. Fra gli ospiti extraciclismo il grande Giacomo Agostini e il cantautore Enrico Ruggeri, autore della canzone «Gimondi e il Cannibale».

Ildo Serantoni

© RIPRODUZIONE RISERVATA