«Il silenzio di Doni fu pagato»
Ma Presadiretta è piena di errori

Sono le 22,08 quando la faccia sorridente di Cristiano Doni torna a incrociare gli occhi dei bergamaschi. Lo fa attraverso gli schermi di «Presadiretta», la trasmissione di Rai Tre che domenica sera ha affrontato lo scandalo del calcioscommesse.

Sono le 22,08 quando la faccia sorridente di Cristiano Doni torna a incrociare gli occhi dei bergamaschi. Lo fa attraverso gli schermi di «Presadiretta», la trasmissione di Rai Tre che domenica sera ha affrontato lo scandalo del calcioscommesse. Ci si aspettava incredibili rivelazioni, ci si è ritrovati alla fiera dell'errore.

Il nome dell'Atalanta viene fatto per primo da Antonio Bellavista, ex capitano del Bari. Dice Bellavista: «Chi ha giocato a calcio in un modo o nell'altro al 90% è stato coinvolto nelle partite combinate. Atalanta-Piacenza, per esempio, era già stata combinata: c'erano i soldi dell'Atalanta, i soldi di Parlato,  i soldi degli zingari».

Atalanta-Piacenza è la partita simbolo della parte di bufera che ha riguardato l'Atalanta. E dunque Doni. Lo si rivede a testa alta, lo si vede giovane giovane nelle aule dei processi di Atalanta-Pistoiese, si vedono gli ultras in piazza per difenderlo nell'estate 2011. Si vede lui, Doni (presentato come autore di un Mondiale e un Europeo in maglia azzurra, ma l'europeo non l'ha mai giocato, imprecisione numero 1, ndr), alla festa della Dea, che parla della «gente che mi vuole bene. Io non vi piglio per il c...».

Oltre ad Atalanta-Piacenza, la trasmissione cita anche le partite con Padova e Ascoli, commettendo l'imprecisione numero 2: erano partite in trasferta, e loro le citano come partite casalinghe dell'Atalanta, associando immagini sbagliate. Infine un'altra imprecisione, gigantesca, la numero 3: hanno detto che l'Atalanta «se l'è cavata» con un punto di penalizzazione. Una superficialità incredibile - e abbastanza inaccettabile - per una trasmissione di questo livello, solitamente ben costruita e documentata.

Poi riecco Doni, che esce dal carcere. «Possibile - si chiede la voce narrante - che abbia fatto tutto da solo?». Si racconta del contratto pagato fino all'ultimo centesimo. «Pagato fino al termine - racconta Roberto Pelucchi, giornalista bergamasco della Gazzetta dello Sport, profondo conoscitore delle carte dell'inchiesta - ma per esempio la Cremonese si è rifiutata di pagare Gervasoni e Paoloni, mentre l'Ascoli non ha pagato Micolucci e Sommese e la Lega di serie B l'ha difesa quando i giocatori hanno fatto causa. Il sospetto dei magistrati - dice Pelucchi  - è che sia stato pagato per non allargare le responsabilità».

E questo va chiesto a lui, Doni. Eccolo a Palma di Maiorca, sorridente dietro il bancone del Chiringo. Serve birre ai tavoli. Si parla dell'anno della serie B, dell'Atalanta e del Siena. «Sono sicuro, sicurissimo, che sia andata così. Lo sapevamo anche noi dell'Atalanta, si erano detti a inizio campionato: chi ha bisogno alla fine... Il Bari? Pure i tifosi volevano scommetterci».

Frasi non troppo connesse, nelle quali in ogni caso il nome di Conte - «sparato» nelle anticipazioni - non viene mai fatto. Poi il tema dello stipendio pagato fino all'ultimo. «Sei una persona intelligente - dice
Doni, ridendo, all'inviato Rai -. Mi spiace, sei venuto qui per niente, ma secondo te dopo quello che è successo vengo a dire a te... fai i ragionamenti  che vuoi, ma io sono passato per quello che non sono, ho sbagliato perché volevo vincere. Ho avuto informazioni da un amico che alcuni si erano venduti  la partita col Piacenza. Ma sarebbe finita in quel modo anche se io non ci fossi andato».

Infine la frase già annunciata: «Per l'Atalanta ho dato  tutto, ho rinunciato alle grandi squadre...».

Ma il grosso delle accuse all'Atalanta non sta nelle parole di Doni. Sta per esempio in quelle dell'odontoiatra Marco Pirani. Secondo Sommese e Micolucci - dicono a Presadiretta - l'Atalanta aveva messo soldi per comprare le partite. «Ma come no - risponde lui - c'è una mia intercettazione in cui dico che l'Atalanta voleva fare la partita con l'Ascoli, mi parlavano di Doni che era il depositario, loro lo dicevano. Faceva lui tutto, per loro. Pagato fino all'ultimo? È una cosa strana anche per la Procura Federale».

Il carico da 11 lo cala Massimo Erodiani: «Sono certo che l'Atalanta c'entrava, da Percassi in giù. Doni ormai era finito, si è preso tutte le colpe lui, e l'Atalanta non paga. Sono certo di un accordo tra presidente, società e Doni». Prove concrete, zero.
D'obbligo la parola alla società. Dicono che l'ufficio stampa non ha mai risposto, trasmettono una telefonata con Luca Percassi che rimanda a Pierpaolo Marino, intercettato poi fuori dalla Lega Calcio. Marino dribbla: «Lo stipendio di Doni è materia di avvocati, parlate con loro». A Presadiretta degli avvocati dell'Atalanta però non c'è traccia, la trasmissione prosegue con un viaggio a Singapore, e nei mille meandri delle partite truccate. L'Atalanta sparisce, cotta e mangiata.

Ma la parola, all'Atalanta, va data. Perché è abbastanza incredibile che in tv volino accuse così, su temi già trattati e definiti nelle aule di giustizia. In tardissima serata, ecco le parole di Pierpaolo Marino: «A loro non ho risposto perché pensavo fossero delle Iene. In ogni caso lo stipendio di Doni è stato pagato perché sulla materia l'Atalanta chiese un parere scritto allo studio legale Morelli di Milano. Ci fu risposto che non pagando ci saremmo esposti a rischi di penalizzazioni, a quel parere ci siamo attenuti e nel futuro processo, contro Doni, ci costituiremo parte civile. Non c'è stata differenza di trattamento con Masiello, perché lui era sottoposto a un altro tipo di contratto collettivo e con lui c'è stata possibilità di trovare un accordo per la sospensione dello stipendio. Questo va detto per fare chiarezza. Quanto a tutto il resto e alla posizione della società, i nostri legali valuteranno se e
come tutelare l'Atalanta in ogni sede possibile. Dico solo che se qualcuno aveva cose da dire le avrebbe potute dire nei tribunali, non parlando alla televisione».

Fine della puntata. Si annunciava un polverone, ma la prima impressione è che, tra uno sfondone e l'altro, sia stato lanciato controvento, concentrandosi sull'Atalanta e dimenticandosi, per esempio, di raccontare bene la vicenda di Stefano Mauri, capitano della Lazio. Masiello fu sospeso. Mauri ieri era in campo, contro l'Atalanta.                            

Roberto Belingheri

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