Carmona: «Il mio Cile ripartirà
E io ritornerò forte come prima»

«A Coquimbo c’era una barca sull’autostrada. E il porto è stato distrutto. La mia è gente di mare, molte famiglie non hanno più niente. I luoghi della mia infanzia se li sono presi le onde. Onde alte quattro metri. Là niente sarà più come prima».

Carlos Carmona parla del suo Cile senza cambiare espressione, lui che non ama le interviste stavolta vorrebbe tanto parlare solo di calcio, non del terremoto. Ma poi prevale la grinta della sua gente, il carattere degli andini: «Il Cile non si fermerà: ripartiremo. Là le case sono antisismiche, i cuori sono antisismici.

Stava così male per saltare la Coppa America? «Il problema all’anca era invalidante, lo sopportavo da mesi e non si risolveva mai. Rischiavo di dovermi fermare per parecchio tempo, quella era l’unica scelta possibile. Quindi non mi pento della decisione di fermarmi. Ora sto bene».

Di gambe. Ma di testa? «So che a Milano ho fatto una sciocchezza. Senza quel fallo inutile a centrocampo, in una zona non pericolosa per noi, non avrei lasciato la squadra in dieci e molto probabilmente non avremmo perso».

Ma dov’è finito il Carmona di due campionati fa? Lei sembra il fratello scarso… «Lo sto cercando anch’io, quel Carmona… Scherzi a parte, sono consapevole che devo migliorare le mie prestazioni, e so che ci posso arrivare solo attraverso il lavoro. Giorno dopo giorno».

Anche perché ora, con la competizione che c’è in mezzo al campo, non ci sono titolari certi… «Sì, sono arrivati giocatori di livello come de Roon e Kurtic. E più guardo Grassi più lo vedo crescere. Farà grandi cose, vedrete. Ma la concorrenza fa bene a tutti».

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