L’ Atalanta di nuovo formato operaia
Racimola ancora un punto prezioso

L’Atalanta ancora operaia è uscita indenne dall’insidiosa trasferta di Torino. Un altro punto in saccoccia che fa classifica seguito da quello sempre, a metà settimana, contro il ben più qualitativo e ambizioso Napoli.

Due prestazioni, le ultime, recitate con l’identico copione in grado di rifornire ossigeno e sotto variegati aspetti autostima all’intero gruppo e magari anche a mister Stefano Colantuono. Anche in Piemonte si è vista un’Atalanta tatticamente accorta, il che le ha consentito di controllare gli avversari con rari affanni. Al tempo stesso non ci sono mancati alcuni episodi offensivi che hanno messo sul chi va là il team di mister Ventura. Insomma un pareggio voluto e oltremodo meritato.

Avremmo parlato di classica beffa se appena prima del triplice fischio finale Sportiello con le punta delle dita non avesse mandato il pallone in calcio d’angolo, una volta scheggiata la traversa. Un intervento poderoso, il suo, anche se il nostro numero uno ha o no il rigoroso dovere di evitare i gol? Lo sottolineiamo perché la parata prodigio del numero uno non deve sminuire la generosa prestazione di un collettivo che dopo l’indefinibile ko di Udine sembra, guarito della maggior parte dei malanni equamente evidenziati in Friuli.

Che i granata ricorressero al favorevole fattore campo era scontato dalla vigilia. Ma è il caso di ribadire che si è trattato di un forcing di gran lunga sterile considerato che di azioni di attacco degne del termine se ne sono riscontrate davvero poche. Certo, l’Atalanta è uscita dal campo di nuovo a digiuno col gol ma non incassandone avalla la conferma di incoraggianti progressi nel giro di pochi giorni.

Progressi che vanno di pari passo con l’aminus pugnandi mai venuto nel corso della durata della sfida. Pure positivo il non affatto secondario approccio alla gara sin dal pronti via. Miglioramenti, comunque, da essere valutati nel prossimo impegno di sabato con il Sassuolo, per la seconda volta consecutiva fuori casa.

Arturo Zambaldo

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