Le mani di Fabio Aru sulla Vuelta
Penultima tappa, schiantato Dumoulin

Fabio Aru ha messo le mani sulla Vuelta di Spagna, domenica a Madrid si presenterà da leader della corsa per essere celebrato cinque anni dopo il compagno di squadra Vincenzo Nibali. Aru festeggia e con lui tutta la Sardegna, come da tempo non accadeva per un’impresa sportiva.

Sabato il corridore dell’Astana, supportato da una squadra impeccabile e strategicamente efficace, è stato semplicemente formidabile, attaccando nella penultima tappa con arrivo a Cercedilla, non lontano dalla capitale spagnola, dove si è presentato per primo sul traguardo Ruben Plaza della Lampre-Merida, eroe di giornata con una fuga di circa 115 chilometri.

Una frazione, quella odierna, che rappresentava l’ultima occasione per Aru di riprendersi la maglia rossa: il sardo era stato costretto a cederla al catalano Rodriguez che, nella crono di tre giorni fa, era stato sua volta spodestato. Aru, quel giorno, aveva limitato il distacco da uno scatenato Dumoulin, piazzandosi a soli 3” nella classifica generale e meditando l’impresa nelle restanti salite.

Ieri l’olandese terribile era scattato nella salita verso Avila, fecendo temere una condizione di forma talmente buona da poter resistere sui quattro Gpm di 1ª Categoria programmati per sabato. Aru aveva stretto i denti, ma visto crescere il proprio ritardo da 3” a 6”. Poco male. Perché oggi, a una cinquantina di chilometri dall’arrivo, è partito l’assalto alla maglia rossa: gli uomini dell’Astana hanno cominciato ad aumentare l’intensità delle pedalate, creando lo scompiglio nel gruppetto che comprendeva Dumoulin che, sulla salita della Morcuera, ha cominciato a staccarsi e non è più tornato a vedere Aru, se non da lontano.

L’olandese ha cercato di rimanere in piedi e di conservare la necessaria lucidità, limitando il ritardo a una quindicina di secondi. Sulla successiva salita, però, Landa ha intensificato il ritmo del gruppetto di Aru, che comprendeva anche altri due gialloturchersi come Luis Leon Sanchez e Zeits, ed è stato a quel punto che la maglia rossa in carica è andato alla deriva, entrando in crisi e sprofodando nel baratro. Solo, senza squadra, di fronte a un colosso come l’Astana, il povero olandese ha visto aumentare il divario da Aru chilometro dopo chilometro. Alla fine ha perso anche il podio, a beneficio di Rodriguez e Majka, con quest’ultimo che - grazie a un’azione in tandem con Quintana - ha rischiato di prendersi addirittura la piazza d’onore.

Domenica, in piazza Cibeles, a Madrid, è difficile prevedere sorprese, dopo una tappa lunga meno di 100 chilometri e senza alcuna difficoltà altimetrica. Una passerella, insomma, al termine della quale Aru è destinato a conservare un vantaggio di 1’17” su Rodriguez e 1’29” su Majka. Dopo il doppio podio al Giro d’Italia (terzo nel 2014 e secondo quest’anno, alle spalle di Contador), Aru, a poco più di 25 anni, può entrare a pieno titolo nella leggenda del ciclismo italiano, piazzandosi accanto a Cunego e Saronni, giovani come lui vincitori di una grande Giro.

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