Migliaccio: «Era giusto cambiare
Con Reja grandi miglioramenti»

Giulio Migliaccio, 33 anni, è il simbolo del cuore Atalanta, piace a tutti perché è una persona normale. Perbene. Lui gioca con le scarpe nere del calcio di una volta, parla sempre usando il buonsenso, si prende le colpe e distribuisce i meriti.

«Vincere a Palermo è stata un’emozione unica, riuscirci da capitano l’ha resa specialissima. Ma più di tutto conta aver confermato i progressi delle ultime partite, riuscendo a chiudere il discorso salvezza».Ormai è fatta.

Ora i 40 punti? «È quasi fatta, ma qui nessuno può staccare la spina. Se nelle prossime tre partite vedo uno che toglie la gamba, lo azzanno. Sino alla fine qui conta fare calcio, non m’importano i 40 punti, mi interessa la conferma del nuovo corso».

Quello con Migliaccio titolare?«Non è questo il punto. Parlo dell’Atalanta, di una squadra che ì fatti dicono essere competitiva, che ha imparato la lezione. E, sia chiaro, l’esonero di Colantuono è soprattutto una sconfitta di noi giocatori. Io due anni fa sono tornato a Bergamo più volentieri perché c’era lui. Le verità non si devono nascondere. Ma proprio per questo va riconosciuto che i risultati parlano chiaro: a questa squadra serviva cambiare».

Vuole approfondire?«Reja ha cambiato tutto. da tutti i punti di vista. Sul piano tattico, proponendo interpreti diversi e con un modo di fare diverso. La risposta è stata sorprendente: una sola partita persa su dieci, vedo tutti i giocatori che partono sullo stesso piano, un’atmosfera diversa. Non era tutto sbagliato prima e non è tutto giusto adesso, non vivo sulla luna. Ma serviva cambiare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA