Scialpinismo, Adamello Ski Raid
La gara internazionale parla bergamasco

Una ventina di coppie hanno partecipato alla competizione , la coppia Boffelli-Lanfranchi dopo un avvio in testa si è dovuta accontentare del quinto posto.

Sì è parlato bergamasco domenica scorsa all’Adamello Ski Raid, la sfida internazionale di scialpinismo alla sua sesta edizione ed entrata a pieno titolo nell’elenco delle storiche del calibro del Mezzalama o del Pierra Menta. Una ventina le coppie maschili in gara, a cui vanno aggiunte anche due squadre femminili.

Tanto che lo speaker, la voce ufficiale delle competizioni del settore, al primo cancello, fissato lassù in cima al Passo Presena, al primo cambio pelli e a 2 ore e dieci dalla partenza, ha sottolineato la partecipazione orobica non solo per dovere di cronaca ma anche per affetto. Su tutti quello per i due favoriti, la coppia Boffelli Lanfranchi, del team La Sportiva, rispettivamente di Roncobello e di Gandino. Fra i meglio piazzati alla partenza, tanto da essersi conquistati l’invito, hanno dominato la prima parte del percorso, da giovani graffianti che hanno pompa e grinta da vendere ma ancora lontani dai giochi di tattiche che hanno invece dato ragione ai due veterani.

I colori dell’esercito di Matteo Eydallin e Damiano Lenzi hanno tagliato per primi il traguardo, ma classifica a parte per gli appassionati bergamaschi la cavalcata sulla neve è stata una festa e un successo. Di atleti, s’intende, perché William Boffelli e Pietro Lanfranchi hanno portato a casa un bel quinto posto, da loro per la verità ingoiato amaramente puntando al podio. «Siamo stati i primi fino a metà gara ma abbiamo spinto troppo» il loro commento all’arrivo. Ma l’Adamello è stata anche festa e successo di pubblico bergamasco. Un piccolo esercito fatto di parenti, genitori, figli e spose pronti ad applaudire, sostenere la fatica, condividere quei 48 chilometri che hanno portato qualcosa come 700 atleti a salire 4 mila metri di dislivello. E insieme a loro semplici appassionati, amanti di quel mondo in cui il filo rosso si chiama fatica.

La gara ha preso il via alle 6 in punto a Ponte di Legno, dove poi si è conclusa ore più tardi, con margini di spessore fra i primi e la pancia della gara. E sin dalle prime battute lo spazio all’emozione è stato tanto. Perché c’era la musica che incita e fa salire l’adrenalina; c’erano glu automobilisti giù dai mezzi armati di binocolo lungo i tornanti per regalarsi una fotografia di quel “go” che ha il sapore di una sfida.

E c’era quel serpentone di fiaccole a illuminare la prima dura e selettiva salita al ghiacciaio Presena, dove il pubblico si è dato appuntamento ormai a luci spente, sotto un pungente nevischio che è apparso addirittura perfetto per completare la coreografia. Loro, gli atleti, a fare i conti con muscoli e fiato, per dosare la fatica e misurare le forze. Gli appassionati alle prese con le loro emozioni. Insomma, ieri all’Adamello ( in realtà annullata la salita alla vetta e la discesa dal Pisgana) c’erano bergamaschi in gara, ma anche chi la propria Adamello Ski Raid la sogna per il suo domani e chi semplicemente la ricorda, ancora. Tecnica e inserita in un contesto storico che qui si chiama Grande Guerra, la gara passa ora la mano al prossimo appuntamento scialpinistico. A raccogliere il testimone il Cai Bergamo, per il pittoresco Parravicini che domenica prossima animerà la conca del Calvi. Ma questa - lo si sa- è un’altra storia.

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