Dal 2020 la spesa torna a salire
Pensioni, il picco sarà nel 2042

L’attesa «controriforma» delle pensioni promessa da Lega e Movimento 5 Stelle con l’introduzione di quota 100 si complica.

I costi potrebbero essere infatti anche superiori al previsto, considerando che proprio quando il nuovo governo gialloverde si troverà probabilmente a mettere mano all’attuale sistema, la spesa pensionistica potrebbe aver già cominciato a crescere rispetto ai livelli attuali.

Negli ultimi anni la spesa si è ridotta grazie alla riforma Fornero ma a brevissimo termine, già dal 2020, tornerà ad aumentare, toccando il suo picco nel 2042. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia, contenuti nel Documento di economia e finanza, oggi il rapporto tra spesa pensionistica e Prodotto interno lordo è di circa il 15% ma a legislazione vigente – conservando cioè tutti gli effetti previsti dalla legge Fornero – arriverà comunque tra poco più di 20 anni a superare il 16% a causa dell’effetto demografico, per poi ridiscendere bruscamente portandosi al 15,6% nel 2050 e al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo.

Un punto su cui anche la Banca d’Italia ha insistito nell’audizione sul Documento, chiedendo esplicitamente di non indebolire l’attuale sistema per non peggiorare la sostenibilità del debito italiano. Alzando i requisiti di accesso per il pensionamento, il regime contributivo introdotto nel 1995 e le nuove regole del 2011 hanno migliorato «in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo – sottolinea il Tesoro nel Def – una maggiore equità tra le generazioni».

Anche se dal 2008 la recessione ha fatto inevitabilmente salire la percentuale di spesa pensionistica rispetto al Pil, a partire dal 2015, grazie alla ripresa economica e al graduale innalzamento dei requisiti, il rapporto spesa-Pil ha iniziato a diminuire, con una decrescita che durerà «per circa un quinquennio», cioè massimo fino al 2020.

Subito dopo inizierà una fase di crescita per tutto il decennio successivo. «A partire dal 2030 il rapporto tra spesa e prodotto interno lordo cresce con maggiore intensità fino a raggiungere il 16,2% nel triennio 2042-2044 – si legge nel Documento –. Successivamente il rapporto scende rapidamente, portandosi al 15,6% nel 2050 e al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo».

La fase di crescita, spiegano i tecnici del ministero dell’Economia, è essenzialmente dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica e «solo in parte compensato» dall’innalzamento dei requisiti per il pensionamento. La rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e Pil nella fase finale del periodo di previsione, è invece determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. «Tale andamento – conclude l’approfondimento – si spiega sia con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom, sia con l’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita».

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