Anche i vitellini si mettono il cappotto
Gelo in arrivo, gli allevatori corrono ai ripari

Cappotti per i baby vitellini e razioni alimentari più energetiche, la campagna bergamasca si prepara all’arrivo del freddo siberiano.

La campagna bergamasca si sta preparando all’arrivo del grande freddo. È quanto emerge da un monitoraggio realizzato da Coldiretti Bergamo tra i propri associati con l’avvicinarsi di «Buran», la massa gelida proveniente dalla Siberia che a breve interesserà l’Italia e porterà vento gelido e un brusco abbassamento delle temperature.

«Per consentire agli animali di affrontare al meglio il clima rigido – racconta Giorgio Piovanelli produttore di latte di Zanica – abbiamo arricchito la razione alimentare con cibi più energetici e ci stiamo preparando per scaldare le tubature degli abbeveratoi sia per evitare sbalzi eccessivi tra la temperatura dell’acqua ingerita e quella del corpo degli animali, sia per scongiurare eventuali rotture in caso di congelamento».

Negli allevamenti si corre ai ripari anche per proteggere gli animai più piccoli. «Ai vitellini mettiamo un apposito cappottino – spiega Rolando Personeni dell’azienda agrituristica La cascina di Brembate Sopra –. In questo modo li proteggiamo dagli sbalzi di temperatura e dalle correnti d’aria. Il cappotto serve anche per ridurre le dispersioni di calore corporeo e permette al vitello di sfruttare tutte le energie del latte materno per fortificarsi».

Sono in allerta anche i produttori di verdura: «Nelle serre non riscaldate – spiega Alberto Brivio, titolare di un’azienda orticola a Bergamo – si preparano i teli di tessuto non tessuto da stendere come ulteriore copertura per riparare e isolare le piantine, soprattutto quella a foglia che sono particolarmente delicate. Ci potrebbero essere problemi anche per gli impianti di irrigazione che si potrebbero rompere con il congelamento dell’acqua, quindi per evitare danni verranno completamente svuotate e, nel limite del possibile, coperte le tubature».

Criticità si prospettano anche per i florovivaisti. «La mia produzione è tutta all’aperto – dice Sandro Maffi florovivaista di Barbata – quindi non posso fare molto per proteggerla dal freddo. Molte piante stanno ingrossando già le gemme e quindi temo che soffriranno molto. Chi produce in serra invece cercherà di mitigare le temperature rigide con il riscaldamento per limitare i danni, anche se questo farà lievitare i costi».

«Purtroppo il settore agricolo è molto sensibile agli effetti del clima – sottolinea Coldiretti Bergamo -, bastano poche ore di freddo intenso nel momento sbagliato e i danni diventano incalcolabili. Per questo preoccupano particolarmente i cambiamenti climatici che si stanno manifestano sempre più frequentemente, con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro. Si moltiplicano gli eventi estremi come gli sfasamenti stagionali e le precipitazioni brevi ma intense, il repentino passaggio dal sereno al maltempo, la siccità e le bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale oltre che le gelate e i picchi di calore anomali».

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