Il collega fuma in ufficio e tu respiri?
Cassazione: l’azienda paga i danni

Una sentenza la Cassazione ha stabilito che se il datore di lavoro non fa rispettare il divieto deve risarcire i dipendenti obbligati al fumo passivo.

Nei giorni scorsi una sentenza della Cassazione ha confermato la condanna nei confronti di un’azienda (la Rai, ndr) al risarcimento di 32 mila euro per i «danni da fumo passivo» subiti da una ex dipendente. Secondo gli ermellini, non è sufficiente per l’azienda diffondere circolari interne in cui si ribadisce il divieto di fumo: il datore di lavoro deve anche verificare che l’ordine sia rispettato, sanzionare chi viola il provvedimento ed eventualmente predisporre stanze riservate ai fumatori. Se non lo fa, deve risarcire il danno biologico e morale a chi è stato costretto a respirare il fumo pur di non abbandonare la propria postazione.

E se – a mali estremi – un lavoratore abbandonasse la postazione per non respirare il fumo dei colleghi? La giurisprudenza è abbastanza costante nel dire che un dipendente può rifiutarsi di svolgere le proprie mansioni se l’ambiente non è salubre, senza rischiare il licenziamento, in base al diritto alla salute tutelato dalla Costituzione.

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