Il miele bergamasco finisce ko
«Persa metà produzione per il clima»

Le fioriture si sono seccate oppure non si sono sviluppate correttamente quindi le api hanno avuto difficoltà a reperire il nutrimento

È senza dubbio un’annata da dimenticare per l’apicoltura bergamasca. Secondo un monitoraggio dei tecnici della Coldiretti provinciale, il particolare andamento climatico di quest’anno ha notevolmente condizionato la produzione di miele. «Il clima impazzito con gelate fuori stagione e il caldo torrido accompagnato da poche piogge ha messo in difficoltà il settore apistico – sottolinea Coldiretti Bergamo - ; purtroppo le fioriture si sono seccate oppure non si sono sviluppate correttamente quindi le api hanno avuto difficoltà a reperire il nutrimento».

In provincia di Il settore apistico della provincia di Bergamo conta 748 apicoltori, professionali e hobbisti, con 19.347 alveari su un totale regionale di oltre 143.000 alveari per una popolazione stimata di 4 miliardi di api . «Dopo il freddo di inizio stagione è arrivato il caldo torrido a dare il colpo di grazia - spiega Irvano Fortini, apicoltore di Arzago D’Adda con 800 alveari -; le alte temperature e la scarsità di precipitazioni nelle zone di pianura hanno compromesso la produzione di miele, in particolare di acacia e millefiori. Siamo riusciti a recuperare qualcosa con le fioriture di castagno, rododendro e tiglio in montagna dove il caldo si è sentito meno. Quest’anno è stato veramente un disastro, metà della produzione è andata in fumo a causa delle bizze del clima».

Le gelate tardive sono state le principali responsabili del calo della produzione di miele in montagna. «Le basse temperature dei mesi di aprile e maggio – spiega Andrea Risi dell’azienda Il Ronchello di Gandellino – hanno compromesso la produzione di miele di acacia. Anche quella del miele di tiglio ne ha risentito. La nevicata in alta montagna di poco più di un mese fa ha fatto precipitare repentinamente la temperatura a circa 10 gradi e lo sbalzo termico ha causato alle api un forte contraccolpo». Il crollo della produzione bergamasca e lombarda, rileva la Coldiretti provinciale, apre le porte alla diffusione di miele importato, pertanto prima di effettuare gli acquisti è bene leggere attentamente l’etichetta.

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