Il pollo in eccedenza di Kfc in beneficenza
Al Patronato S.Vincenzo e a Exodus

I ristoranti di Curno e Orio della catena americana Kentucky Fried Chicken, sono i primi in Italia a realizzare un progetto di recupero delle eccedenze in collaborazione con il Banco Alimentare.

KFC è la prima azienda della ristorazione veloce in Italia a intraprendere un’iniziativa di recupero e donazione delle eccedenze alimentari. È il progetto Harvest di KFC, che si inserisce nel percorso indicato dalla legge Gadda 166 del 2016 ed è realizzato in partnership con la Fondazione Banco Alimentare. Fra i protagonisti, i ristoranti KFC di Oriocenter e Curno che, attraverso il Banco Alimentare locale, donano il pollo fritto in eccedenza rispettivamente alla Comunità Exodus di Sonico e all’Opera Diocesana Patronato S.Vincenzo di Bergamo.

Filippo Caravatti, che gestisce in franchising i ristoranti KFC di Oriocenter e Curno dichiara: «Siamo felici non solo di poter contribuire a ridurre gli sprechi ma soprattutto di aiutare persone in difficoltà donando il nostro pollo in eccedenza. I nostri ristoranti di Oriocenter e Curno si aggiungono a quelli di Arese e Milano Bicocca che hanno aperto la strada di questo progetto in Italia. È un impegno che ci siamo assunti con grande convinzione e al quale si dedicano tutte le persone che lavorano nei nostri ristoranti. Sono loro i veri protagonisti di questa iniziativa, che ogni giorno gestiscono con cura tutti i passaggi di raccolta e conservazione del prodotto da donare e che hanno aderito al progetto con entusiasmo».

«Siamo orgogliosi di realizzare il progetto Harvest nel nostro Paese con un partner autorevole come la Fondazione Banco Alimentare che ci consente di collegarci in modo capillare con le organizzazioni di assistenza sul territorio – aggiunge Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia – Ci auguriamo che il nostro pollo fritto possa non solo contribuire a nutrire chi ne ha bisogno con un cibo gustoso e di importante contenuto proteico, ma che possa anche portare a coloro che lo ricevono un senso di festa e un po’ di allegria, come è nello spirito del nostro marchio e del nostro prodotto».

Il progetto Harvest è partito in Italia da ottobre 2017 con 2 ristoranti e, al 31 agosto 2018, coinvolge 4 locali dei 23 presenti sul territorio (in particolare i ristoranti di Arese, Milano Bicocca, Oriocenter e Curno) e altrettante organizzazioni caritative alle quali sono stati donati 2221 pasti. Le donazioni del locale KFC di Oriocenter sono destinate alla Comunità Exodus di Sonico che, come tutte le strutture della Fondazione Exodus, ha lo scopo di svolgere attività di prevenzione, assistenza, cura, formazione professionale e di reinserimento socio-lavorativo per i giovani tossicodipendenti o affetti da altre forme di disagio, ospitandoli in centri di accoglienza e cura. «Il contributo di KFC insieme a quello di molti altri permette alla nostra Casa di automantenersi da 23 anni permettendoci di utilizzare i soldi della spesa per altri progetti – dichiara Andrea Rizzi della Cooperativa Exodus di Sonico - Ringrazio KFC e le persone straordinarie che ne fanno parte». Dal ristorante KFC di Curno le donazioni arrivano all’Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo di Bergamo, comunità di sacerdoti e laici della Diocesi di Bergamo impegnata nel servizio pastorale di coloro che sono socialmente in difficoltà, i cosiddetti “ultimi”. «Grazie alla collaborazione con il Banco Alimentare e KFC ogni lunedì mattina 2 collaboratori circa 150 porzioni di pollo già preparato e cotto. Tutto il cibo donato viene distribuito agli oltre 300 ospiti italiani e stranieri, interni ed esterni che ogni sera invadono pacificamente la mensa del Patronato di Bergamo – afferma Simone Carminati dell’Opera Diocesana Patronato San Vincenzo di Bergamo - È interessante notare che il pollo piace indistintamente a tutti, dai bambini agli adulti, dai cristiani agli islamici ai buddisti, quindi è molto richiesto e gradito. Questa collaborazione non è banale nè scontata – prosegue Carminati - perché oltre al cibo regala gesti di solidarietà con chi è più fragile, e la consapevolezza di quanto cibo verrebbe sprecato senza catene di recupero e valorizzazione delle eccedenze».

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