Il tema lavoro nel discorso sul referendum
Renzi: penso a Italcementi - video

«E in questo momento penso anche alle tante crisi aziendali italiane. Penso a Meridiana, penso a Italcementi. Penso a Ilva, madre di tutte le crisi».

Il premier Matteo Renzi parla anche di Italcementi durante il discorso a Palazzo Chigi dopo che il quorum sul referendum non è stato raggiunto.

«Il presidente del Consiglio deve stare là dove si rischia anche un solo posto di lavoro» ha detto il presidente Renzi dopo aver detto che il referendum sulle trivelle metteva a rischio 11 mila posti di lavoro.

«Un risultato netto e chiaro» ha detto il premier sul referendum, in una lunga dichiarazione a Palazzo Chigi che prova a chiudere la partita su un voto che - come sottolinea - è apparso quasi come un regolamento di conti. E che ha dimostrato soprattutto una cosa: «La demagogia non paga». E il premier, che non si intesta la vittoria ma la lascia ai lavoratori delle piattaforme marine, con i quali brinda idealmente, punta il dito contro l’esibizione dei politici vecchio stile che «dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso». Poi avverte: «in politica bisogna saper perdere: ci sono vincitori e degli sconfitti».

Il presidente del Consiglio si toglie molti sassolini dalla scarpa senza fare i nomi. Anche se è evidente a chi intenda riferirsi: in particolare, alla sinistra del Pd e al governatore della Puglia Michele Emiliano: «Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare» perché «chi vota non perde mai. Massimo rispetto per chi va a votare». Ma «gli sconfitti sono quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche». Che vogliono difendere il mare da qualche piattaforma e poi non si occupano neanche dei collettori per i depuratori.

È il giudizio su un «referendum che si poteva evitare». Anzi - aggiunge - «abbiamo cercato di evitarlo per non sprecare 300 milioni di euro ma si è tenuto per esigenze e la voglia di conta da parte di qualcuno». Quindi, punta l’indice contro «una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: «vivono su twitter e facebook. Ma l’Italia è molto più grande».

Renzi spiega anche la sua difficoltà di astenersi e di invitare a non andare alle urne: «Ho molto sofferto per la scelta di non andare a votare» anche se «si trattava di una opzione permessa dalla Costituzione». Per il premier, l’opzione di un voto massiccio avrebbe potuto portare «a 11mila licenziamenti». «Credo che il presidente del Consiglio debba essere laddove si rischiano 11 mila posti di lavoro». «Il governo - sottolinea - non si annovera nella categoria dei vincitori ma sta con operai e ingegneri che domani torneranno nei loro posti di lavori consapevoli di avere un futuro e non un passato».

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