In carcere un fiume vivo di misericordia
2000 ragazzi incontrano i detenuti - Video

Un incontro con la misericordia, faccia a faccia con chi ha sbagliato e sta pagando a caro prezzo i propri errori. Il Giubileo dei giovani della diocesi, vissuto sabato sera nel quartiere della Celadina, è stato un momento che gli oltre duemila presenti non dimenticheranno facilmente.

La tappa in carcere ha visto il cortile interno riempirsi di giovani, in un defluire interminabile, mentre alle finestre di una delle palazzine le figure in controluce dei detenuti raccontavano il buio di un passato e di un reato non ancora scontato. Il dialogo fra i giovani e i detenuti ha visto parole e gesti intrecciarsi in uno scambio carico di emozione e di partecipazione. Mai era avvenuto che un così grande numero di giovani fosse accolto fra le mura del carcere, in un cammino aperto da una grande croce di legno e dietro di essa il vescovo Francesco Beschi e un fiume di ragazzi.

Il direttore Antonino Porcino ha dato il benvenuto ai giovani sottolineando l’importanza della condivisione del Giubileo della misericordia con chi, pur avendo leso la convivenza civile, può veder nascere la volontà di pentimento e di una nuova vita.

Don Fausto Resmini, cappellano del carcere, ha dato il benvenuto ai giovani a nome dei detenuti. A prendere la parola sono stati poi un uomo e una donna, alle spalle il peso di un pezzo di storia su strade sbagliate. Paride ha una condanna all’ergastolo e chiede che la vita gli possa dare un’altra opportunità. «Il carcere non aiuta a diventare migliori e noi vorremmo essere migliori di quando siamo entrati». Poi una richiesta al vescovo: «Ci aiuti ad ammorbidire il nostro cuore, ci guidi perché possiamo essere come il figliol prodigo».

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