L’ultrà della Juve in aula a Torino
«Avevo perso i valori veri della vita»

Luca Belotti, 39 anni, di Bergamo, l’ultrà juventino indagato a Ivrea (Torino) per un assalto a un pulmino di tifosi del Verona all’autogrill di Settimo Torinese, ha parlato a Torino come testimone al processo che vede imputato il suo amico di Romano per una bomba carta.

A Torino l’amico Giorgio Saurgnani, ventottenne, è imputato per la vicenda del lancio di una bomba carta allo stadio durante un derby della Mole della scorsa stagione. Per la storia dell’assalto al pulmino, che risale al 15 gennaio 2015, sono indagati in tre. Belotti è accusato di avere ferito con un coltellino uno dei presenti (che però si è rivelato un tifoso juventino). Belotti - che a Ivrea è assistito dall’avvocato Monica Arossa - ha detto agli inquirenti che, dopo essersi legato a un gruppetto di ultrà più giovani di lui, aveva perso «il senso dei valori veri» della vita. Il riferimento è alle chat in cui si scambiavano commenti e progetti di scatenare disordini.

Per la difesa si tratta di semplici «vanterie». Belotti ha voluto anche precisare che «la sventura capitata a Saurgnani», l’arresto per l’episodio della bomba carta, gli ha fatto capire che non erano opportune: «avevo perso i veri valori» della vita. Al processo di Torino, dove Saurgnani nega di essere coinvolto nell’episodio, l’accusa è sostenuta dal pm Andrea Padalino.

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