Smog, Bergamo 73 giorni sopra il limite
«La Regione non fa abbastanza»

«Continuiamo a denunciare un’insufficiente presa in carico del problema smog da parte dell’istituzione regionale» dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.

In un comunicato Legambiente Lombardia denuncia tutta la sua preoccupazione per un problema molto delicato e che investe praticamente l’intera regione. Come è evidenziato dai numeri. Nel 2015 (dato aggiornato al 20 dicembre) soltanto Lecco e Sondrio non hanno superato i 35 giorni di tolleranza del superamento della soglia dei 50 microgrammi per metro cubo. Il record negativo è di Pavia con addirittura 112 giorni oltre il limite, alle sue spalle Milano con 101, Cremona con 95, Lodi con 89, Monza con 85, Brescia con 84, Mantova con 83, Bergamo ottava con 73, Como con 55, Varese con 38 e appunto Lecco e Sondrio con 32.

«Nel 2015 - dice il comunicato di Legambiente - l’unica vera novità dell’inquinamento atmosferico in Lombardia è il ritorno dell’alta pressione: una presenza normale per il clima della Pianura Padana, riapparsa più solida che mai in questo inizio di inverno, dopo due annate piovose e turbolente in cui qualcuno si era illuso che lo smog fosse scomparso. E invece niente di nuovo sotto il cielo lombardo: sempre la solita cattiva aria. E se Milano soffre, gli altri capoluoghi di provincia non stanno meglio: quasi tutti - a parte Sondrio e Lecco - da inizio anno sono già abbondantemente oltre i 35 giorni di tolleranza del superamento della soglia dei 50 microgrammi per metro cubo (un livello molto superiore a quello raccomandato dall’Oms per la tutela della salute pubblica)».

«Si conferma che l’inquinamento dell’aria non è un problema di Milano, ma dell’intera Lombardia. La gravità della situazione, denuncia Legambiente, sotto il profilo sanitario è affrontata in modo insufficiente dall’istituzione regionale, in particolare per quanto riguarda le due principali voci che concorrono maggiormente al peggioramento delle emissioni: trasporti e riscaldamento domestico».

«”Continuiamo a denunciare una insufficiente presa in carico del problema smog da parte dell’istituzione regionale - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - non c’è solo un problema di insufficienza delle azioni di controllo e repressione, manca il necessario slancio verso misure che affrontino la riduzione alla fonte delle emissioni, stabilendo obiettivi di drastica diminuzione del traffico automobilistico nonché di messa al bando dei combustibili più inquinanti nel riscaldamento domestico”».

«Per Legambiente dunque non bastano i divieti, né le misure promesse dall’assessore Terzi per fronteggiare le emergenze nel prossimo inverno. Occorre stimolare investimenti per far sì che in Lombardia cambi il modo di muoversi e di scaldare le abitazioni. Già in passato, con la messa al bando delle pestilenziali caldaie a olio combustibile, la Lombardia aveva anticipato con successo il legislatore nazionale: adesso, a partire dalle aree urbane critiche, è giunto il momento di mettere all’indice l’uso del gasolio per riscaldamento, stimolando ovunque possibile l’uso di fonti termiche rinnovabili, ad esempio con le pompe di calore, o almeno il passaggio al metano».

«Non si tratta di una misura marginale: solo a Milano resistono ancora migliaia di caldaie a gasolio condominiali. In realtà si tratta solo del 2% del totale delle caldaie, ma esse inquinano tanto quanto il restante 98%. È il momento di metterle definitivamente alla porta, incentivandone la rottamazione e la sostituzione con alimentazioni pulite, che fra l’altro consentono notevoli risparmi agli utenti, sia per i minori consumi energetici che per le minori esigenze di manutenzione: Legambiente lancerà nei prossimi mesi una campagna per la messa al bando del gasolio per riscaldamento da tutte le aree urbane critiche della Lombardia, perché solo così sarà possibile dimezzare le emissioni di fumi dai comignoli delle case».

«Più complesso, ma altrettanto importante ai fini della riduzione dello smog, è affrontare la riduzione dell’inquinamento generato dal traffico di veicoli. Per poterlo fare, occorre che la mobilità collettiva smetta di essere una soluzione di ripiego per gli spostamenti, e che si trasformi invece in una offerta capillare, affidabile e competitiva di trasporto, non solo nelle aree urbane ma anche per gli spostamenti extraurbani a partire dalla Città Metropolitana. Qui gli sforzi da fare sono importanti, anche alla luce del sempre più evidente fallimento della riforma regionale del Tpl, oltre che per fronteggiare i tagli dei trasferimenti statali. Ma per iniziare basterebbe smetterla di costruire nuove, inutili strade, e destinare le corrispondenti risorse al potenziamento dell’offerta di mobilità collettiva».

«Chiediamo alla Lombardia il coraggio di una strategia che contempli, in cinque anni, il raddoppio del numero di viaggiatori trasportati dal Tpl - insiste Meggetto -. Cioè, chiediamo di ribaltare le previsioni del Piano Regionale della Mobilità e dei trasporti attualmente all’esame dell’assessorato regionale. Solo con questi numeri sarà possibile ridurre la congestione da traffico nelle città e sulle arterie extraurbane, ed ottenere risultati sostanziali di riduzione delle emissioni da traffico».

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