Il «Cinema dell'altro mondo»
Al Conca Verde  «Le cri du coeur»

È partita in sordina ma non troppo. Presenza numerosa di pubblico, al Conca Verde, per il cartellone dell'avvincente rassegna «Cinema dell'altro mondo-Schermi d'Africa». Martedì 16 si proietta «Le cri du coeur» (Il grido del cuore).

È partita in sordina ma non troppo. Presenza numerosa di pubblico, martedì scorso al cinema Conca Verde, per la visione del film “Mascarades”, il primo appuntamento in cartellone per l'avvincente rassegna “Cinema dell'altro mondo-Schermi d'Africa” .

Omaggio al cinema africano, la manifestazione propone alcuni tra i più interessanti lavori presentati e premiati in occasione delle ultime edizioni di Festival cinematografici internazionali (tra questi anche il Festival del Cinema Africano, d'Asia e d'America Latina di Milano).

Il viaggio delicato e avventuroso attraverso i vari aspetti culturali e sociali d'Africa prosegue martedì 16, alla sera, con “Le cri du coeur” (“Il grido del cuore”) il film di Idrissa Ouédraogo (Burkina Faso/Francia 1994). Una produzione estremamente raffinata, intima, brillante e anticonvenzionale quella dell'affermato regista burkinabé.

Dal Mali alla Francia, i protagonisti della storia (il bambino Moctar, la mamma Saffi e il papà Ibrahim) si troveranno ad affrontare in modo diverso il forte momento del “distacco” dalla propria terra e dagli affetti più cari. Inizialmente separati, i tre si ricongiungono a Lione dove gradatamente e senza troppe difficoltà economiche si abituano ai ritmi della nuova vita europea.

A presentare il film, in platea, ci sarà l'esperto Oumar Diop, specialista di mediazione culturale afro-europea nell'ambito dei servizi sociali locali : “E' una storia di emigrazione e di forti sentimenti - anticipa Diop- E se per molti l'impatto della trama può apparire purtroppo come una cosiddetta storia ‘come tante', in realtà il focus cinematografico cade proprio sul travaglio interiore del piccolo Moctar. Nella disattenzione generale di tutte le società adulte, l'intenzione del regista è proprio quella di porre in risalto il dramma interiore dei bambini di fronte al fenomeno dello ‘sradicamento', all'incontro-scontro con il ‘nuovo' , con una realtà completamente diversa da quella lasciata. Moctar come tutti i bambini, non sa soffocare le sue dolorose emozioni. E così il sentimento di paura e il senso di disadattamento prende la forma di una iena, animale con connotazioni negative che diventa metafora di isolamento e panico”.

Da più di dieci anni in Italia, dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne ed ora alla soglia della specializzazione in Psicologia clinica presso l'Università degli Studi di Bergamo, lo studioso senegalese Oumar Diop è da sempre sensibile ai processi di transizione culturale tipici dei processi migratori: “Nel film- specifica l'esperto- Moctar sarà aiutato dall'amicizia con l'adulto, Paulo. E' questo il giro di boa che il regista Idrissa Ouédraogo propone. Una maggiore attenzione verso il ‘grido del cuore' infantile, verso la delicatezza emozionale dei bambini e in molti casi, la necessità d'intervento da parte di figure esterne adulte di riferimento. Resta il fatto che emigrati o autoctoni, sradicati oppure no, grandi o piccoli, ognuno di noi nella vita ha le proprie ‘iene' da combattere”.

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