Arriva il restauro digitale
Il colore torna con un click

Un clic e la Sant'Anna Metterza della fine del XIII secolo, scoperta nei sotterranei della cattedrale di Città Alta, si illumina di azzurro, i manti rivelano panneggi di lacca e gemme rosse sfolgorano sulle aureole.

Un clic e la Sant'Anna Metterza della fine del XIII secolo, scoperta nei sotterranei della cattedrale di Città Alta, si illumina di azzurro, i manti rivelano panneggi di lacca e gemme rosse sfolgorano sulle aureole.

È una delle esercitazioni del corso di «operatore del restauro virtuale»
realizzato dall'Istituto Fantoni su un bando regionale per la formazione innovativa.

Dedicato a diplomati e tecnici del restauro, il corso di 400 ore, come spiega la coordinatrice Paola Carminati, fornisce ai futuri restauratori – ma anche ai professionisti già al lavoro – un approccio scientifico alla conoscenza delle opere.

Condotto da Thierry Radelet, pioniere nel campo della diagnostica per immagini applicata all'arte, il restauro virtuale mette a frutto le conoscenze di fisica e chimica, fotografia, catalogazione e uso degli archivi informatici e permette di intervenire sull'opera con metodo scientifico e non più solo empirico.

Nel caso dell'iconostasi del duomo, l'analisi ha mostrato tracce di azzurrite (che veniva stesa a secco sulla base scura) e di leganti usati per la lacca. Utilizzando campioni di colore tratti (sempre virtualmente) da dipinti coevi che si sa composti con gli stessi pigmenti, agli affreschi è stato restituito un aspetto più vicino all'originale.

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