Prosa, gli ultimi spettacoli
C'è «L'affarista» di Balzac

La stagione di prosa del Teatro Donizetti termina da dove era iniziata: da un classico minore, o meno frequentato. All'esordio fu «Tutto per bene» di Pirandello, ora tocca al Balzac de «L'affarista (Mercadet)».

La stagione di prosa del Teatro Donizetti termina da dove era iniziata: da un classico minore, o meno frequentato. All'esordio fu «Tutto per bene» di Pirandello, ora tocca – da martedì 16 (ogni sera alle 20,30, euro 30,80/11, www.teatrodonizetti.it, tel. 035-4160678) a domenica pomeriggio (ore 15,30) – al Balzac de «L'affarista (Mercadet)».

Che è meno celebre dei romanzi del grande scrittore francese. Ma che – qui tradotto da Alberto Bassetti, con Antonio Calenda in regia e Geppy Gleijeses in scena – ha il fascino dei classici minori: la sorprendente forza di certe rappresentazioni. L'esattezza dei caratteri. E certi dettagli che sembrano scritti oggi per l'oggi: ne parliamo con Calenda, uno dei più importanti registi italiani, direttore dello Stabile di Trieste che coproduce lo spettacolo.

Il faccendiere Mercadet sembra uscito dalle cronache giudiziario-finanziarie dei nostri anni, e invece ha 173 anni. Non è un paradosso? «Questa è una commedia di grande verità ed attualità. Pare la descrizione della nostra finanza. Sembra cogliere tutti i punti deboli del sistema finanziario, che oggi tengono in scacco il mondo intero. E pare cogliere in modo esatto l'antropologia dello speculatore».
E invece parliamo di una commedia scritta nella Francia di Luigi Filippo. «Mercadet pare il prototipo dei personaggi di Balzac, di quella sua “comédie humaine” che dipingeva in modo così vivido la sua epoca.

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