«Forte, veloce, ma sporca»
la mano del giovane Caravaggio

"Forte, veloce, ma sporca", questa la mano del giovane Caravaggio secondo gli studiosi Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli che a Milano, nel Fondo del pittore manierista Simone Peterzano, hanno individuato un centinaio di disegni da loro attribuiti al Merisi.

"Forte, veloce, ma sporca", questa la mano del giovane Caravaggio secondo gli studiosi Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli che a Milano, nel Fondo del pittore manierista Simone Peterzano, hanno individuato un centinaio di disegni da loro attribuiti al Merisi.

Le 1.378 opere trovate nella bottega di quello che fu il maestro di Caravaggio dal 1584 al 1588 (dai 13 ai 18 anni di età) sono state esaminate dai due storici dell'arte e dai loro collaboratori e quindi suddivise in tre blocchi, sulla base dell'unità stilistica. Oltre ai fogli di Peterzano, definito dalla Conconi Fedrigolli "disegnatore eccelso, capace però di appiattire con il colore ogni sua creazione", gli studiosi raccontano all'ANSA di aver rinvenuto un nucleo in cui hanno iniziato "a vedere i volti, i corpi, le scene che il giovane Merisi avrebbe applicato durante la maturità".

Famoso proprio per aver sostituito nei suoi capolavori il disegno con "incisioni sommarie", Caravaggio avrebbe dunque impiegato gli anni del suo apprendistato proprio in questa attività, che all'epoca era indispensabile per intraprendere il mestiere di pittore. Ecco dunque volti, studi di mani, di piedi, toraci possenti o di fanciullo, musi di animali (cani, cavalli, asini, mucche), in un crescendo di padronanza tecnica che contrapporrebbe questo giovane allievo proprio a Peterzano.

"Le due mani non possono essere confuse - spiega la Conconi Fedrigolli - quella del maestro è estremamente pignola, precisa, mentre quella del Merisi adolescente è, come nei dipinti della maturità, potente, di grande resa realistica, ma qui ancora pasticciata". E infatti, nella fase di apprendimento, "sbaglia e anche spesso, con alcuni errori che si radicano al punto di riapparire dopo anni nei dipinti più celebrati, come i musi delle mucche o i calcagni, di cui non diventerà mai padrone".

Dunque a fronte delle "linee secche e geometriche, di grande perizia del maestro", si evidenzia "un tratto irruento, attento a rendere il dinamismo della figura grazie a linee a serpentina affiancate alle membra". Una sorta di vibrazione del corpo, conclude la Conconi Fedrigolli, che il Caravaggio maturo userà spesso nei suoi capolavori.

Nicoletta Castagni (ANSA)

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