Fermato a Orio con documenti falsi
«Sto scappando dai terroristi»

Al giudice ha raccontato che nel suo Paese, la Somalia, aiutava i ragazzi a non finire nelle mani dei reclutatori di Al Qaeda. «I terroristi hanno ucciso il mio amico – ha detto – e mi hanno minacciato, così sono fuggito attraverso l’Egitto fino in Italia, ero diretto in Belgio».

«Insegnavo basket ai ragazzi per tenerli lontani dal terrorismo, ma alla fine dopo che hanno ucciso l’amico che lo faceva con me e mi hanno minacciato sono dovuto fuggire dalla Somalia: ora sto solo cercando una vita migliore per aiutare le mie tre figlie, rimaste in Africa».

Sono le parole di M. A., somalo di 35 anni, finito in manette mercoledì per detenzione di una carta di identità olandese contraffatta all’aeroporto di Orio e processato in direttissima davanti al giudice Maria Luisa Mazzola.

Torna in aula quindi la parola «terrorismo», anche se stavolta si parla di gruppi vicini ad Al Qaeda e non di Isis, e ne parla qualcuno che, almeno stando al suo racconto, ne sta fuggendo dopo aver cercato in qualche modo di contrastarlo.

L’uomo, incensurato, è stato fermato mentre cercava di imbarcarsi sul volo per Bruxelles Charleroi: là, ha spiegato, avrebbe chiesto lo status di rifugiato per cercare di trovare poi un lavoro e mantenere la famiglia.

I suoi documenti, e più esattamente la carta di identità che ha esibito, hanno però bloccato sul nascere il suo progetto: un controllo da parte degli agenti della Polizia di frontiera è bastato per accertare che il documento era stato interamente contraffatto.

«Ho lasciato la Somalia attraversando l’Africa fino all’Egitto e da lì con una nave sono arrivato a Catania. Quindi sono stato portato a Milano in un centro di accoglienza: dopo un paio di mesi, da alcuni altri somali ho acquistato per cento euro il documento falso e volevo raggiungere il Belgio» ha spiegato in Tribunale. L’uomo ha potuto patteggiare la pena minima possibile: 10 mesi e 20 giorni di reclusione, pena sospesa.

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