La scuola di italiano deve pagare l’affitto
Scoppia la polemica a Torre Boldone

Niente più patrocinio comunale a Torre Boldone alla «Scuola di italiano e cittadinanza», un progetto rivolto alle mamme e ai bambini stranieri. Non è solo un aspetto formale: d’ora in avanti la scuola dovrà infatti pagare l’affitto per le due stanze che l’amministrazione offriva in modo gratuito.

Un canone di 4.102,80 euro che il gruppo di volontarie (una ventina tra ex insegnanti e tate) pagherà di tasca propria. Il sindaco Claudio Sessa ribatte spiegando che «tutte le associazioni pagano da quest’anno, perché il Comune non ha più risorse. Non facciamo discriminazioni né distinzioni». Ma la decisione del Comune di togliere il patrocinio è solo l’epilogo di un battibecco nato tra l’amministrazione e il gruppo di volontarie. Un «caso» che le minoranze porteranno questa sera in Consiglio comunale, con un’interrogazione. Tutto inizia lo scorso 8 agosto quando il Comune chiede alla scuola, per un’occupazione di 8 mesi di due sale del centro polivalente, 400 euro, un forfait per le spese vive dei locali, come il riscaldamento e l’elettricità, circa il 10% della cifra che normalmente si dovrebbe pagare.

La scuola da subito ritiene la cifra non congrua, perché il lavoro svolto è a titolo gratuito. Per questo le volontarie scrivono al sindaco chiedendogli di abbassare il canone. Per questo le volontarie scrivono al sindaco chiedendogli di abbassare il canone. Una richiesta a cui la Giunta risponde positivamente, scendendo a 300 euro. Tutto sembra risolto ma le volontarie, dopo aver pagato la quota richiesta dal Comune, inviano una lettera all’amministrazione manifestando il loro «sconcerto e disappunto per la richiesta avanzata». Cioè il pagamento di un canone di affitto, anche se ridotto. E il sindaco non la prende bene.

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