Dagli oroscopi ai tatuaggi
Quelle derive neopagane

«Quando non ci si aggrappa alla parola del Signore, ma si consultano oroscopi e cartomanti, si comincia ad andare a fondo», ammonisce Papa Francesco. Molte persone, di ogni grado d’istruzione e livello sociale, seguono le indicazioni di maghi, chiromanti, guaritori, astrologi, spiritisti, coltivando la stolida credenza che le stelle possano trasmettere influssi sulle nostre vite, oppure che con le carte, il palmo della mano o chissà che altro si possano prevedere avvenimenti futuri o offrire spiegazioni, rimaste finora sconosciute, a fatti passati.

Il giro d’affari di questi venditori di buona sorte o di illusoria rassicurazione ha raggiunto, in piena epoca post-industriale, livelli impressionanti, paragonabili ai fatturati di imprese multinazionali. Negli anni della crisi economica i ricavi del settore dell’occulto sono addirittura cresciuti, complice la crescente insicurezza sociale. La superstizione, poi, coinvolge anche individui di buona cultura, che arrivano al punto di emarginare, in modo colpevolmente esecrabile, persone e luoghi giudicati, con totale insipienza, fonti di malocchio.

Sono tutti sintomi del prepotente ritorno di costumi pagani, che sembravano superati non solo da duemila anni di cristianesimo, ma anche dal presunto razionalismo della società moderna. Anche la diffusione recente della moda dei tatuaggi e dei piercing è annoverabile tra questi segnali neopagani. Calciatori e divi vari del mondo della tv e dello spettacolo sono i modelli di questa usanza, di origine addirittura preistorica e vietata dall’imperatore Costantino dopo la sua conversione al cristianesimo, e propagatasi, invece, ultimamente in ogni strato sociale e fascia d’età.

La moda dei tatuaggi rimanda al culto del corpo, presente nella società contemporanea in ogni forma possibile e già analizzato da molti studiosi. Personaggi dello sport e dello spettacolo sono idolatrati per il proprio aspetto fisico, più che per le capacità atletiche e professionali. Sui media si assiste a una continua esibizione di corpi perfetti per trasmettere messaggi pubblicitari. La gente comune – in un tentativo di emulazione – dedica sempre più tempo alla ‘manutenzione’ e all’esibizione del proprio corpo. Attività sportive non agonistiche, come il fitness e il body building, sono finalizzate all’abbellimento, si seguono regimi dietetici personalizzati, si ricorre a prodotti cosmetici, si scelgono stili di vita ritenuti salutari, assumendo integratori alimentari per aumentare memoria e attenzione, fino ad arrivare agli interventi di chirurgia plastica per motivi estetici. Queste attività sono solo alcuni degli esempi possibili di culto del corpo, che caratterizzano la vita quotidiana di molti cittadini dei Paesi industrializzati. Se esercitate moderatamente, possono anche essere benefiche ma, sempre più spesso, sono praticate in modo nevrotico, esagerato, ingiustificato.

Anche l’espansione incontrollata della pornografia, per la quale internet è una vera e propria cloaca, è un altro segno evidente di neopagano culto del corpo. In questi giorni, a Bergamo, si possono vedere enormi manifesti pubblicitari di un’annuale fiera a luci rosse. Non si tratta di condurre battaglie di retroguardia, perse in partenza, ma di ritrovare, almeno, una soglia condivisa di comune senso del pudore e, soprattutto, di elementare buon gusto. La bellezza di una città si valuta anche da questi particolari.

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