Mattarella, un monito
pensando all’Europa

Sergio Mattarella ha deciso di battere un colpo dopo la decisione del governo di portare al 2,4 per cento il livello del deficit sul Pil per i prossimi tre anni. Ora che i mercati, nella seduta di venerdì, hanno fatto capire con una fiammata di vendite e con gli spread schizzati quasi a quota trecento, qual è il loro giudizio sulla decisione dei grillo-leghisti, Mattarella deve essersi convinto che fossero necessari un richiamo al governo e una rassicurazione a chi ci guarda dall’estero e sa di poter ancora contare sulla più alta (e stabile) autorità dello Stato. Mattarella ha ricordato la Costituzione, ha sottolineato l’obbligo del pareggio di bilancio e nello stesso tempo il dovere di tenere i conti in ordine soprattutto per il futuro delle giovani generazioni che non possono essere ulteriormente sovraccaricate, come già sono di fatto, dai debiti dei loro predecessori.

Il Capo dello Stato non è evidentemente entrato nello stretto merito delle decisioni del governo ma ha fatto capire di essere assai preoccupato per la linea di tendenza che la nota di aggiornamento al Def abbozza: una linea che ci porta allo scontro con la Commissione europea, che spaventa creditori e investitori, e che ha già azzerato la credibilità di un ministro del Tesoro che era stato nominato (proprio dal Quirinale al posto di Paolo Savona) perché facesse da guardiano ai conti.

È andata come è andata, la resistenza di Tria è stata travolta in poche ore nella serata di venerdì e solo un ordine di Mattarella ha potuto evitare che il professore desse le dimissioni seduta stante – cosa che avrebbe davvero messo l’Italia in una condizione difficilissima, con la manovra di bilancio in corso. Peraltro gira voce che Tria avrebbe soltanto rinviato le dimissioni al giorno in cui la legge di Bilancio sarà approvata dal Parlamento: un minuto dopo potrebbe fare le valigie per sottolineare il proprio dissenso. Del resto, non sarà per lui facile smentire se stesso di fronte ai suoi colleghi dell’Eurogruppo quando tra pochi giorni gli chiederanno conto e ragione delle decisioni del suo governo: chiunque sarebbe in imbarazzo.

Ma torniamo a Mattarella: il suo «monito» è arrivato, con il carico di autorevolezza e di preoccupazione, ma i destinatari hanno fatto spallucce. Soprattutto Salvini, che non ha neanche in questa occasione rinunciato al suo consueto tono poco dimesso. «Mattarella stia tranquillo», ha detto rispondendo al Presidente della Repubblica, «la manovra va bene così» e «se Bruxelles mi dice che non posso farla come voglio io, me ne frego e vado avanti». Questo «chi se ne frega dell’Europa» sarà evidentemente da adesso in poi il motto del governo. Quanto a Di Maio, che pure l’altra sera ha inscenato sul balcone di Palazzo Chigi un festeggiamento molto criticato, ha preferito in questa occasione non esacerbare i toni, anche se certo non ha accolto il monito del Capo dello Stato con il rispetto che normalmente gli è dovuto. Insomma, il governo consolare Lega-Cinque Stelle va avanti per la sua strada, convinto che «i mercati se ne faranno una ragione». Il timore è invece che, dopo la fiammata di venerdì, l’incendio continui e si sviluppi rendendo inevitabile la bocciatura della manovra da parte dell’Europa, l’avvio della procedura di infrazione, il declassamento del nostro rating da parte delle agenzie internazionali. Uno scenario fosco che il governo è convinto di poter evitare con le sue misure anche se anche al suo interno non sono pochi a considerare azzardato il passo che è stato fatto. C’è però chi pensa che di questo «azzardo» si debba dare una lettura tutta politica e che la sfida a Bruxelles vada letta in chiave elettorale, cioè con l’occhio rivolto alle elezioni europee del prossimo maggio. Costi quel che costi.

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