Forza azzurri, in palio c’è la finale. E una rivincita con la Spagna

Stasera (6 luglio) sul cammino dell’Italia c’è la Spagna che quattro anni fa contribuì a negarci i Mondiali. Ma oggi siamo più in forma noi e loro non hanno più le individualità di allora.

Risorta dalle sue ceneri, l’Italia riassapora stasera (martedì 6 luglio, ore 21, diretta tv su Rai 1 e Sky) le emozioni di una semifinale continentale affrontando la Spagna, tradizionale rivale . Proprio la Spagna, anzi, contribuì a buttarla fuori dalle qualificazioni per gli ultimi Mondiali, vincendo 3-0 il più recente confronto diretto, che risale al 2017. Allora il ct era Giampiero Ventura, ora Roberto Mancini.

E così si torna a Wembley, tempio londinese consacrato al grande calcio dove non più tardi di dieci giorni fa, negli ottavi, gli azzurri superarono, seppure ai supplementari, l’Austria . Ancora a Wembley, che sarà teatro, domenica prossima, pure della finalissima. Ma anche dell’altra semifinale, che vedrà di fronte, domani sera, Inghilterra e Danimarca.

Fra Spagna e Italia match più incerto, sulla carta, non potrebbe esserci. Nella classifica mondiale della Fifa, la Spagna è sesta e l’Italia settima. Trentasette sono i precedenti, undici vittorie a testa (al 90’, perché calcolando le gare finite ai rigori la Spagna vanta invece 13 vittorie). Tatticamente e tecnicamente, Serie A e Liga costituiscono i punti di riferimento dei Campionati europei per il resto del mondo, in contrapposizione con la più istintiva Premier League. Vinca il migliore, insomma.

La Spagna tuttavia non sembra in forma come l’Italia, che ha vinto finora, in questi Europei (fase finale), cinque partite su cinque (contro l’Austria ai supplementari). Tre vittorie (una sola al 90’) e due pareggi il bottino degli iberici, che contro la Croazia sono passati solo ai supplementari e con la Svizzera addirittura ai rigori. E non pare un problema di risultati. Rispetto ai tempi trionfali di Xavi e Iniesta, la squadra è stata rifondata senza aver ancora trovato individualità corrispondenti all’altezza. Il compito di ripartire è stato affidato a Luis Enrique, ex allenatore non troppo brillante della Roma 2011 all’opera ormai da tre anni. Luis Enrique è anch’egli un teorico del possesso palla, filosofia di gioco ad alto rischio di prevedibilità in mancanza d’interpreti sopraffini.

E chi sono le individualità di spicco della Spagna? Il più promettente, a giudicare da alcune illuminazioni, è forse Pedri (Barcellona), che però ha 18 anni. Ottimo Daniel Olmo (Lipsia), 23 anni, in bilico fra centrocampo e attacco e non sempre impiegato dall’inizio. Conta solo 21 anni pure l’attaccante Ferran Torres, che qualche numero l’avrà se gioca nel Manchester City. Come si vede, tutti ragazzi, diretti tuttora dai vari Jordi Alba, Azpilicueta, Busquets, Alcantara. Con la fase offensiva dipendente da un Morata difeso a spada tratta da Luis Enrique ma bersagliato dalla critica e autore di prestazioni abbastanza in linea con quelle non troppo convincenti offerte nella stagione passata con la maglia della Juventus.

Le difficoltà che potrebbe trovare l’Italia risiedono nella difesa a quattro schierata dalla Spagna. Sì, perché le catene laterali di Mancini troveranno meno spazio sulle fasce, col rischio d’intasare la trequarti. Finirà col doversi accentrare Insigne, mentre a destra Chiesa cercherà d’incenerire con i suoi scatti l’irriducibile Jordi Alba.

Critiche sono state rivolte a Immobile dopo la gara col Belgio. Ciro – al netto della brutta figura per l’esultanza al gol di Barella dopo essersi contorto a terra per un fallo inesistente – deve ritrovarsi ma gli manca Luis Alberto, che nella Lazio lo manda in porta sfruttandone le doti di profondità . Altrimenti, è pronto Belotti. Al posto di Spinazzola, Emerson. Dalla parte opposta, Florenzi, che potrebbe rientrare, Di Lorenzo o Toloi.

Pian piano l’attesa sta diventando spasmodica. Molti osservatori scommettono su una finale Italia-Inghilterra. Anzi, Inghilterra-Italia, visto che si giocherebbe a Londra . Dove la squadra bianca di capitan Kane si sarebbe esibita ben cinque volte su sei, davanti al suo pubblico. E meno male che questi Europei dovevano essere itineranti…

© RIPRODUZIONE RISERVATA