Addio a monsignor Belotti
Una vita a servizio degli altri

Già vicario episcopale e parroco emerito di Gavarno Sant’Antonio, è morto mercoledì 11 marzo in ospedale a 82 anni. Prete «paradisino», fu missionario tra gli emigrati in Belgio ma ricoprì anche numerosi incarichi in Curia.

«Servire e sparire. In ogni luogo in cui mi hanno mandato, ho cercato di essere fedele a questo motto, che è quello dei preti paradisini. In ogni parrocchia non mi sono chiuso in sagrestia, ma sono andato nelle periferie, come afferma Papa Francesco». Così amava ripetere monsignor Achille Belotti, già vicario episcopale e parroco emerito di Gavarno Sant’Antonio. È scomparso ieri pomeriggio all’ospedale Papa Giovanni dove era ricoverato da poche ore. Aveva 82 anni ed era stato membro della comunità missionaria del Paradiso (1963-71), i cui membri sono inviati fra gli emigranti e in diocesi con scarsità di clero.

I primi incarichi

Era nato a Foresto Sparso il 28 novembre 1937. Dopo l’ordinazione sacerdotale (8 giugno 1963), come prete paradisino fu inviato coadiutore parrocchiale ad Arezzo-Bibbiena (1964-65) e poi a Milano, dapprima a Corsico (1965-70) e quindi a Gratosoglio (1970-74). «Erano quartieri della periferia - ricordava monsignor Belotti - con uno sviluppo edilizio veloce, disordinato e senza le necessarie strutture. La realtà sociale era molto povera, assai numerosi gli immigrati del Sud Italia. La pratica religiosa era molto bassa. Il quartiere di Corsico era chiamato addirittura Corea perché considerato malfamato. Però io sono sempre stato ben accolto. Incontravo le persone, stavo in mezzo alla gente, soprattutto giovani e famiglie, tanto che mi chiamavano affettuosamente “il prete del marciapiede”. Infatti, incontravo le persone camminando, perché la prima auto mi fu data nel 1971. E pian piano le persone cominciarono a frequentare la chiesa». A Corsico convinse il proprietario a cedere un terreno da destinare a campo di calcio, su cui poi fu costruito l’oratorio. «Anni dopo, con meraviglia - ricordava in una intervista al nostro quotidiano - ho saputo che quell’appezzamento è chiamato “campo don Achille”».

L’esperienza in Belgio

Nel 1974 monsignor Belotti passò in Belgio, fra gli emigrati italiani e fu anche docente alla Scuola europea per gli italiani, dove molti alunni erano figli di minatori. Nel 1978 tornò in diocesi come curato di Trescore. Nello stesso anno, venne chiamato in Curia dal vescovo Giulio Oggioni, che lo aveva conosciuto da vicario episcopale per la formazione del clero milanese. Svolse diversi incarichi come direttore di uffici, delegato vescovile e vicario episcopale in diversi ambiti pastorali (scuola, salute e sofferenza, liturgia e annuncio della Parola, catechesi), incarichi conservati anche nei primi anni dell’episcopato del vescovo Roberto Amadei.

La visita di Giovanni Paolo II

Fu monsignor Belotti a organizzare l’incontro allo stadio con madre Teresa di Calcutta nel 1980 e ad accompagnare Papa Giovanni Paolo II nella visita a Bergamo nel 1981, e Rania di Giordania in visita a una mostra di mosaici giordani nel castello di Malpaga nel 1991. «Ho collaborato con lui negli anni di Curia - ricorda monsignor Andrea Paiocchi -. Era mite e umile, molto intelligente e preparato. È stato fedele e diligente agli incarichi affidatigli dai vescovi. Ha molto lavorato per la diocesi». Fu canonico della Cattedrale (1997-2001), membro del Consiglio presbiterale e del Collegio Consultori (1997-2003), presidente della Commissione diocesana per il Giubileo (1997-99), direttore dell’Ufficio pellegrinaggi (1998-2000) e dal 1997 delegato vescovile per il sostentamento del clero.

Nel 2001 fu nominato parroco di Santa Maria delle Grazie. Un anno dopo passò parroco a Gavarno Sant’Antonio. «Ho iniziato il mio ministero - ricordava monsignor Belotti - nei giorni della morte di Papa Roncalli. La Provvidenza mi ha portato a essere parroco di questa parrocchia, la cui nuova chiesa è la prima al mondo a essere dedicata a Papa Giovanni e che conserva lo stendardo steso in Piazza San Pietro il giorno della beatificazione. Mi sono trovato benissimo e la gente è stata molto accogliente». In questi anni strinse amicizia anche con l’arcivescovo Loris Capovilla, che fu segretario particolare di Papa Roncalli. Nel 2013 si era ritirato per limiti di età, andando a risiedere nella casa del Paradiso, ma aiutava numerose parrocchie bergamasche. «È stato un prete molto fedele e attivo, che si teneva sempre informato negli ambiti pastorali e legislativi - racconta monsignor Gianni Carzaniga, prevosto di Sant’Alessandro in Colonna -. Da alcuni anni celebrava in chiese della parrocchia ed era molto affezionato a quella di San Giorgio».

A causa delle disposizioni vigenti per il coronavirus, la bara con la salma di monsignor Belotti è stata portata ieri sera al cimitero civico (non è possibile la visita). In data da definire il trasporto a Foresto Sparso per i funerali in chiesa parrocchiale e la sepoltura nella cappella dei sacerdoti.

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