In Lombardia 6.703 malati Covid negli ospedali, 768 in Bergamasca. Lorini: «I ricoveri calano poco, la stretta resti»

Sono 88 i pazienti in Terapia intensiva nella Bergamasca. Registrati 264 nuovi positivi e 6 decessi nella giornata di venerdì 2 aprile. Luca Lorini (Papa Giovanni): «Sarebbero serviti lockdown più rigidi. Ora timidi segnali, in Terapia intensiva si cominciano a vedere meno over 80».

Sono 3.941 i nuovi positivi identificati ieri in Lombardia, di cui 264 nella Bergamasca. Il tasso di positività regionale, sulla base di 57.421 tamponi, è calato al 6,8%. Dopo il rimbalzo di giovedì (427 contagiati in più) si è tornati a un dato più contenuto in Bergamasca, 264, e si sono registrati altri 6 decessi per Covid ( 36 i decessi dal 27 marzo a ieri), mentre in Lombardia sono 97. Sono 120 i degenti in meno in 24 ore nei reparti ordinari in Lombardia (6.703 ricoverati) e 3 in meno in Terapia intensiva (857 letti occupati). Nella Bergamasca sono 768 i ricoverati, di cui 88 in Terapia intensiva . «La curva è piatta e scende molto lentamente. Ma qualche segnale lo vediamo, nella Terapia intensiva, soprattutto si cominciano a cogliere i primi timidi risultati delle vaccinazioni ai più anziani: iniziamo a veder calare il numero degli over 80 che arrivano nell’Area critica in grave penuria di ossigeno – spiega Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza e dell’Area critica dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . Per vedere qualche effetto più consistente, visto che la campagna vaccinale si sta muovendo su un ritmo sostenuto solo da pochi giorni, dovremo aspettare di più. E serve ancora qualche giorno per cominciare a vedere anche qualche risultato delle restrizioni. Dobbiamo dirci la verità: non è più stato fatto un rigido lockdown come quello del marzo 2020: le chiusure che si sono ripetute da novembre fino a oggi non sono state certo così totali. Tant’è che se nell’aprile 2020 già avevamo cominciato a vedere un tangibile calo dei contagi, ora non sta succedendo la stessa cosa. Eppure, dagli ospedali era arrivata una pressante richiesta di lockdown totale già da novembre, e per fortuna a Natale non sono state fatte troppe concessioni: se ci fossero state più aperture, avremmo avuto contagi ancora più alti».

Mortalità tra il 2,3 e il 4%

Sono quindi due, secondo Lorini, le variabili che di cui bisogna tenere conto nel valutare la curva pandemica: la rigidità delle restrizioni volte a limitare occasioni di contagio e il numero delle persone vaccinate. «Non è questo il momento di mollare, anzi, deve essere il momento per accelerare con le vaccinazioni, e io sono ottimista – rimarca Lorini – . Ma le restrizioni devono restare ancora per un po’. Siamo tutti stanchi, in ospedale si sta reggendo e nelle Terapie intensive anche, ma dobbiamo essere consapevoli che questa volta, rispetto a un anno fa, la luce in fondo al tunnel si vede davvero. Ci sono i vaccini,e stanno funzionando: credo che a luglio potrò dire, come feci nel luglio scorso, che la Terapia intensiva è diventata Covid free, ma ci sarà una differenza fondamentale, non dovrò aggiungere che dovranno passare 40 giorni senza contagi e senza morti perché ci si possa dire fuori pericolo. Non servirà perché i vaccinati saranno davvero tanti».

Al momento, però, il numero dei decessi resta alto, in Lombardia, e in tutta Italia, mentre altri Paesi sono in condizioni diverse. «Ripeto, i lockdown qui non sono più stati totali, e gli effetti tardano ad arrivare. Ma sui numeri occorre fare chiarezza: in Europa la percentuale dei decessi per Covid in ospedale oscilla tra il 2,3% e il 4%, noi siamo in mezzo, quindi perfettamente in linea. Di più: un recentissimo articolo pubblicato su Lancet dice che in Germania, su 10 mila malati in ventilazione in Terapia intensiva la percentuale di mortalità è del 53%, in Italia, su 10.400 malati la mortalità è del 34%. Non è vero, quindi che siamo messi peggio di altri Paesi. È vero invece che sono i numeri dei vaccini e la qualità delle restrizioni a fare la differenza: basta guardare alla Gran Bretagna. E le varianti, dal punto di vista clinico, non devono preoccupare più di tanto. A Bergamo abbiamo una diffusione ormai quasi totale della variante inglese, ma per chi deve curare non c’è molta differenza. I virus mutano sempre, dovrà essere invece la ricerca, vista la diffusione delle varianti, a mantenersi costantemente aggiornata per la messa a punto di prodotti vaccinali sempre più efficaci. Ma sono ottimista anche su questo». Per il momento, però, le restrizioni vanno mantenute, perché i contagi e i ricoveri scendano. Ieri all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo erano 205 i ricoverati Covid , 161 nei reparti ordinari e 44 in Terapia intensiva (uno in meno). Per l’Asst Bergamo Est 128 i degenti Covid: 38 a Seriate (di cui 8 in Terapia intensiva), 19 ad Alzano, 16 a Piario, 28 a Lovere, 22 a Gazzaniga e 5 a Calcinate. All’Asst Bergamo Ovest 163 i ricoverati (6 in più): 104 a Treviglio (16 in Terapia intensiva) e 59 a Romano. Al Policlinico di Ponte San Pietro 106 i malati Covid (di cui 5 in Terapia intensiva, uno in più) e 3 in Intensiva nel Policlinico di Zingonia. All’Istituto Quarenghi di San Pellegrino 11 pazienti, 62 al Palazzolo, 25 alla San Francesco. All’Humanitas Gavazzeni ieri ricoverati 65 Covid (2 in più), 12 in Intensiva.

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