La pelle, sentinella del Covid-19
«Macchie, segni del contagio»

Non solo «geloni», anche reazioni simili a varicella e morbillo. Il direttore della Dermatologia del Papa Giovanni, Paolo Sena: già 12 biopsie, ora cerchiamo nei tessuti tracce di Rna.

Avete arrossamenti, pruriti, macchie o reazioni fastidiose come un’orticaria? Attenti: la pelle potrebbe funzionare da «sentinella», segnalando con queste alterazioni che siete entrati in contatto con il virus, anche senza avere avuto sintomi importanti o addirittura non accusando alcun malessere. Non sono «consigli da bar», ma quanto sta emergendo da riscontri scientifici sul campo e dalla ricerca clinica: all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo si stanno studiando casi di soggetti, giovani o meno giovani, che, hanno sviluppato malattie dermatologiche, dagli esantemi a reazioni simili all’orticaria, che si ritengono effetti indiretti del Covid. Di più, si stanno raccogliendo dati perché si ipotizza che questi episodi di disturbi dermatologici ,che solitamente emergono in una fase tardiva dopo il contatto con il Covid, possano essere utili dal punto di vista epidemiologico per far emergere casi di paucisintomatici e asintomatici che sono però positivi al nuovo coronavirus.

«Abbiamo avviato i riscontri clinici dal punto di vista dermatologico dopo la fase più critica della pandemia, prima tutti gli operatori sanitari erano concentrati a fronteggiare l’ondata imponente di malati che arrivavano in ospedale in insufficienza respiratoria – sottolinea Paolo Sena, direttore della Dermatologia dell’ospedale Papa Giovanni – . E abbiamo cominciato ad osservare che in diversi pazienti, nella fase tardiva dopo il contagio, e anche dopo la fase acuta della malattia, comparivano disturbi dermatologici di diverso genere. Situazioni che solitamente si risolvono in pochi giorni, o qualche settimana al massimo. Riteniamo che si tratti di manifestazioni indirette del Covid, dovute alla reazione infiammatoria scatenata dal virus».

I primi segni di reazione indiretta del Covid sono arrivati dai bambini e dai giovanissimi: sono stati quasi una ventina i casi analizzati dai medici del Papa Giovanni di pazienti in età pediatrica o preadolescenti con sintomatologia da «geloni» sviluppatisi in una stagione tutt’altro che fredda, da fine marzo in avanti; in diversi casi il test sierologico aveva segnalato la presenza di anticorpi da Covid, in altri l’anamnesi ha evidenziato qualche sintomo tipico da infezione da coronavirus o contatti stretti con persone contagiate. La manifestazione dei «geloni» è sempre arrivata in modo tardivo, diverso tempo dopo il probabile contatto con il virus.

«Tra gli adulti, invece, abbiamo raccolto e stiamo raccogliendo dati di persone con sintomi da coronavirus che, dopo la fase acuta, hanno manifestato esantemi come il morbillo, cioè macchie rosse, pruriginose, che si risolvevano nel giro di una settimana, reazioni simili all’orticaria, o simili alla varicella, anche con piccole pustole, su mani, arti, viso, tronco, in questo caso risolti in pochissimo tempo – continua Sena – . Spesso le persone interessate da questi disturbi erano già negative al tampone, ma avevano gli anticorpi Covid. Abbiamo già effettuato oltre una decina di biopsie delle lesioni e si sta lavorando per costruire un progetto di ricerca che permetta di individuare nei tessuti prelevati segmenti di Rna del Covid, attraverso una procedura che si chiama Pcr. L’ipotesi è che queste reazioni, quando si manifestano in casi asintomatici o paucisintomatici da Covid possano essere la “sentinella” di un contagio avvenuto a monte, in sostanza la pelle segnalerebbe che la persona interessata dai disturbi dermatologici potrebbe essere entrata a contatto con il virus senza saperlo, già tempo prima . In questo caso il test sierologico potrebbe quindi poi svelare anche la presenza di anticorpi».

I dati finora raccolti confermano, continua il direttore della Dermatologia, che queste patologie della pelle avvengono in seguito alla reazione immunitaria scatenata dal virus e dalla conseguente forte infiammazione, un effetto indiretto del virus. «Così come lo sono i geloni; il Covid, è ormai noto, determina microtrombosi, anche a livello epidermico: il virus entra nelle cellule della pelle, attraverso la “porta” del recettore Ace 2, scatenando con l’infiammazione anche queste microtrombosi. L’esame delle cellule dei tessuti, ottenuti dalle biopsie, ci aiuta anche nell’escludere che le reazioni dermatologiche manifestate dai pazienti non siano determinate, per esempio, dall’assunzione imponente di molti farmaci: individuare le tracce di Rna del virus, infatti, confermerebbe che i danni dermatologici sono un effetto indiretto dell’azione del Covid». Per questo, anche dal punto di vista dermatologico, sarà importante lo studio sul follow up degli oltre 2.000 pazienti curati in ospedale, che è stato avviato da poco al Papa Giovanni.

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