Pellegrinaggio diocesano a Fatima, Beschi: «Dobbiamo costruire la pace»

Il diario Un tuffo nella storia del Portogallo e anche nell’oceano. Giovedì 14 luglio, terzo giorno del pellegrinaggio diocesano a Fatima, è stata una giornata itinerante.

Dopo la Messa celebrata dal vescovo Francesco Beschi nella cappella delle Apparizioni dove ha accostato la semplicità eccezionale dei tre pastorelli con la fede giovane ma già così profonda di Giulia Gabrieli, la ragazza di Bergamo morta a 14 anni per un tumore e per la quale è stata avviata la causa di beatificazione, il gruppo di 150 pellegrini ha raggiunto il monastero di Batalha. Una meraviglia dell’architettura gotica fatta costruire da Giovanni I, che vi è sepolto con una tomba monumentale insieme alla moglie, come gesto di ringraziamento per la vittoria nel 1385 contro Giovanni I di Castiglia ottenuta in un’area vicina al monastero.

Nel pomeriggio i pellegrini sono rimasti di nuovo senza parole di fronte al monastero medievale di Alcobaҫa, fondato dal primo re portoghese Alfonso I nel 1153. Riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, ha rappresentato per molto tempo uno dei principali presidi monacali dei cistercensi, con la presenza nelle sue celle e nei suoi chiostri maestosi sino a mille monaci.

«Come ci ha insegnato Papa Roncalli dobbiamo costruire la pace su quattro pilastri: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà».

Ma è nella fascia centrale della giornata che i pellegrini hanno vissuto il momento più forte della giornata, quando hanno raggiunto Nazaré, località affacciata sull’oceano Atlantico. Nel Santuario di Nostra Signora il vescovo Francesco ha condiviso con i pellegrini una riflessione sulla necessità della pace in questo tempo di guerra. Monsignor Beschi ha introdotto alcune considerazioni generali sulla comprensione delle cause e degli interessi in gioco del conflitto in Ucraina che sta coinvolgendo tutto il mondo. «Questo è un momento di forte richiamo alla conversione in un periodo storico nel quale conviviamo con i mali del mondo» ha detto il vescovo che poi, nel nome della pace, ha richiamato la Costituzione italiana, un brano del Vangelo di Luca e infine Giovanni XXIII. «Come ci ha insegnato Papa Roncalli – ha concluso il vescovo – dobbiamo costruire la pace su quattro pilastri: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà».

In serata il rientro a Fatima per la recita del Rosario nel luogo delle Apparizioni e, come segno di devozione, durante la processione delle candele sono stati scelti quattro pellegrini bergamaschi per sorreggere la statua della Madonna lungo la spianata del santuario.

Pellegrinaggio diocesano a Fatima: terzo giorno. Video di Bruno Bonassi

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