Un «buco» al cuore dopo l’incidente in moto: diciassettenne salvato a Bergamo

L’intervento. Gioele, 17 anni, aveva riportato un trauma cranico. Ed erano emersi problemi cardiaci: aveva una valvola rotta a causa dello schianto.

«Mi sono sentita dire due volte nel giro di pochi giorni che mio figlio stava rischiando di morire. Ora lo guardo, lo vedo sorridere e mi dico: ma è successo davvero a noi tutto questo? E devo anche tenerlo a freno, il mio amato Gioele: se fosse per lui, tornerebbe subito in sella alla moto», Anna Ciapponi, la mamma di Gioele Perlini, 17 anni, di Morbegno, ha la voce a tratti divertita e a tratti preoccupata, mentre racconta i mesi di angoscia vissuti nel 2022: a settembre Gioele aveva riportato un trauma cranico in seguito a un incidente in moto. Ed era stato necessario operarlo per liberarlo dall’ematoma che si era formato. L’intervento era stato eseguito a Sondrio, ma dopo poche ore era emerso che quell’incidente a Gioele aveva causato anche qualcos’altro, di ancora più letale: nell’impatto in moto si era rotta la valvola tricuspide, in sostanza il diciassettenne aveva un «buco» nel cuore.

Il trauma alla testa

«Non ci sono dubbi sull’origine traumatica della rottura di quella valvola, la conferma l’abbiamo avuta in sala operatoria – sottolineano Maurizio Merlo, direttore della Cardiochirurgia del “Papa Giovanni” e Federico Brunelli, cardiochirurgo pediatrico che l’ha operato, insieme ad Amedeo Terzi, Samuele Pentiricci e con il supporto dell’anestesista Oliviero Fochi – . In quella sede, la “sfrangiatura” della valvola era ben visibile. Un caso rarissimo, peraltro, il diciassettenne prima di quell’incidente aveva una sostenuta attività sportiva. Con la valvola tricuspide difettosa per altre cause non sarebbe stato possibile. È stato un intervento complicato, ora il ragazzo deve recuperare, ma potrà tornare a una vita normale». Anna, la mamma di Gioele, è commossa: «Non possiamo che dire grazie a Bergamo e ai suoi medici. Senza il loro intervento Gioele non avrebbe potuto farcela».

Tutto è cominciato a settembre, il 7: Gioele stava rientrando a casa, in sella al suo Fantic 125, dopo gli allenamenti di calcio, quando a un incrocio si schianta contro un’auto e finisce a terra. Aveva il casco, ma il trauma è violento: viene portato con urgenza all’ospedale di Sondrio e lì gli viene riscontrato un grave ematoma.

Tutto è cominciato a settembre, il 7: Gioele stava rientrando a casa, in sella al suo Fantic 125, dopo gli allenamenti di calcio, quando a un incrocio si schianta contro un’auto e finisce a terra. Aveva il casco, ma il trauma è violento: viene portato con urgenza all’ospedale di Sondrio e lì gli viene riscontrato un grave ematoma. È necessario un intervento, l’ematoma preme sul cervello ed è necessario rimuovere la calotta del cranio.

Poco dopo l’intervento i medici di Sondrio notano qualcosa di strano nel tracciato cardiaco del ragazzo e avvertono i colleghi di Bergamo, al «Papa Giovanni». Gioele, che ha tutti i segni di uno scompenso cardiaco, viene trasferito in elicottero a Bergamo, che è centro di riferimento per l’area cardiovascolare e per i traumi pediatrici. E qui viene accolto nella Terapia intensiva pediatrica, guidata da Ezio Bonanomi. «La situazione era molto complicata. Dai primi accertamenti era emerso il danno alla valvola tricuspide, ma il ragazzo era appena stato operato alla testa e non avrebbe potuto sopportare un intervento al cuore», spiega Bonomi. Si decide quindi di attendere che l’ematoma si riassorba, ma nel frattempo Gioele deve essere mantenuto in condizione di stabilità cardiaca. Avrebbe potuto non farcela, con uno scompenso così evidente. Gli viene posizionato in urgenza da Andrea Amaducci, della Cardiologia, il contropulsatore aortico; i neurochirurghi valutano la condizione del giovane fino a quando diventa possibile richiudere la calotta cranica in attesa dell’intervento al cuore, mentre Gioele, che ha una fibra fortissima, lotta per riprendersi.

Intervento a cuore aperto

Solo a fine settembre i cardiochirurghi decidono di procedere: un intervento complicato, a cuore aperto, per correggere il difetto interventricolare traumatico del setto apicale e l’insufficienza valvolare tricuspide dovuta alla rottura causata dal trauma. Poi, l’uscita dalla Terapia intensiva, la lunga riabilitazione, la fisioterapia, e infine dopo due lunghissimi mesi, a metà novembre, l’annuncio: «Gioele, puoi andare a casa. Ora il tuo cuore è sistemato». Gioele è già tornato a scuola, e per mamma Anna c’è la gioia indicibile di riaverlo tra le braccia, vivo e rimesso a nuovo. Anche Gioele adesso non nasconde la sua gioia: «È stata proprio dura, durissima, ma ce l’ho fatta. Comunque non vedo l’ora di tornare a giocare a calcio: grazie ai medici di Bergamo ora sto bene. Ma è stata una brutta, bruttissima avventura».

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