Grandi esperti di montagna: da maggio 8 vittime in quota

Tre giorni fa la morte, lungo una ferrata, di un istruttore del Cai. Un’estate segnata da numerose disgrazie ai danni di alpinisti appassionati.

La tragedia sul Pizzo Badile, che ha portato via Matteo Cornago, venticinquenne di Sorisole, e Giovanni Allevi, 48 anni, di Villa di Serio, è purtroppo soltanto l’ultimo episodio di un’estate che è stata drammatica per la Bergamasca sul fronte degli incidenti in montagna.

E in molti dei casi precedenti, così come per Cornago e Allevi, a perdere purtroppo la vita sono stati alpinisti esperti e preparati, rimasti vittime di fatalità.

Distacco di roccia

Era infatti un istruttore del Cai di Lovere, con lunghi anni di esperienza alle spalle, Luca Ducoli, morto solo tre giorni fa sulla parete ovest del Pizzo Badile Camuno. L’uomo, che viveva a Darfo Boario Terme, si trovava sulla via ferrata insieme a due amici: la caduta che non gli ha lasciato scampo è stata causata dal distacco di una porzione di roccia.

Grandi esperti (oltre che appassionati) di montagna e di sport in generale erano anche Oscar Cavagnis, 46 anni di Vertova, e Fernando Bergamelli, 55 anni di Pradalunga, entrambi iscritti al Cai di Nembro. Hanno perso la vita a maggio sul Gran Zebrù, cima del gruppo dell’Ortles. A travolgerli a circa 3.500 metri di quota era stata una valanga, mentre si trovavano con altri due compagni di cordata, fortunatamente salvi.

Ancora il Gran Zebrù

E proprio sul Gran Zebrù meno di un mese dopo, a metà giugno, si era consumata un’altra disgrazia: la giovane Sandra Carla Bianchi, durante una pausa della scalata che stava compiendo con il suo maestro di alpinismo, è scivolata, forse per aver messo un piede in fallo, ed è caduta dalla cresta che separa la Valtellina dall’Alto Adige, con un volo di 600 metri che le è risultato fatale. Aveva solo 25 anni. Nata a Lovere, viveva in Valle Camonica.

Gli incidenti in Bergamasca

Anche sulle montagne bergamasche in questa estate non sono purtroppo mancate notizie tragiche: è precipitato dalla cresta del Monte Redorta, a tremila metri di quota, Lionello Marinoni, 72enne di Vertova. La sua scomparsa, a luglio durante una cordata con tre compagni, aveva suscitato sgomento tra gli appassionati di alpinismo, specialità che praticava in particolare con un gruppetto di amici. Che lo chiamavano «il capo», per dire quanto fosse riconosciuta la sua competenza e preparazione.

È stato ritrovato privo di vita in fondo a un canale impervio, invece Damiano Cavalli, venticinquenne di Parma: il giovane, impegnato in un’escursione sul pizzo Coca, a Valbondione, non aveva più fatto avere sue notizie, facendo scattare l’allarme da parte della famiglia fino purtroppo al ritrovamento.

Un triste elenco che porta a otto il numero delle vittime di incidenti ad alta quota avvenuti in Bergamasca, o coinvolgendo bergamaschi, negli ultimi mesi.

Il pensionato disperso

Rimane invece un giallo senza soluzione, per ora, quello che riguarda la scomparsa di un pensionato di Cislago, nel Varesotto. Dell’uomo si sono perse le tracce a fine agosto, a Serina: era uscito di casa, a Valpiana, per un’escursione e non aveva fatto rientro.

Le ricerche erano partite la sera stessa, per poi proseguire nei giorni successivi (l’ultimo, imponente tentativo pochi giorni fa), ma per il momento non hanno avuto esito.

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