Riva di Solto: sparito da 14 mesi, trovati i resti di Renato Paris

Le spoglie sono state scoperte domenica in località Casina da due cercatori di funghi. La sorella lo ha riconosciuto da abiti e alcuni segni particolari.

Quattordici mesi dopo la sua sparizione, a Riva di Solto sembra essere risolto il giallo della sparizione di Renato Paris, 52enne del paese sparito la mattina del 2 giugno dello scorso anno. Nel pomeriggio di domenica, due cercatori di funghi che stavano percorrendo un sentiero nei pressi della località Casina hanno avvistato tra il fogliame e gli alberi i resti di un cadavere: ossa e abiti sgualciti; hanno chiamato il 112 e l’Areu ha fatto intervenire per primi i carabinieri. A Riva di Solto è quindi arrivata una pattuglia dei militari della stazione di Tavernola (compagnia di Clusone) che hanno delimitato l’area e avviato poi le operazioni di recupero dei resti umani. La salma è stata ricomposta nella camera mortuaria del cimitero di Riva di Solto a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma fin da subito tutti hanno collegato quei resti alla sparizione di «Renatino», come era noto in paese l’uomo di cui si erano perse le tracce ormai più di un anno fa.

La mattina della Festa cella Repubblica, Renato Paris aveva effettuato qualche acquisto nel negozio di alimentari affacciato sul lungolago di Riva di Solto, era stato avvistato nella vicina piazza del porto e alle persone che lo avevano salutato aveva raccontato che era intenzionato a passare la giornata nei vicini «Giardini della Doana» e camminando lungo i sentieri che da Riva di Solto risalgono verso la frazione di Zorzino o quelli diretti a Fonteno. In serata però, non vedendolo rientrare, i genitori con cui viveva a Riva di Solto, mamma Vittoria e papà Giovanni, da tutti conosciuto come Angelo, i due fratelli e la sorella avevano dato l’allarme. Per quattro giorni le squadre di ricerca avevano perlustrato i boschi a monte dell’abitato di Riva di Solto, impiegando anche diverse unità cinofile, ma di Renato Paris non era stata individuata nessuna traccia. La Protezione civile, per ispezionare alcune aree impervie, si era avvalsa anche della collaborazione del Soccorso alpino.

A metà mese, la Prefettura di Bergamo aveva autorizzato la ripresa delle ricerche che, a quel punto, si erano concentrate sul lago d’Iseo: un’imbarcazione dei vigili del fuoco di Trento, per tre lunghi giorni, aveva scandagliato i fondali del Sebino posti di fronte alla piazzetta del porto e al campeggio del paese, arrivando fino a 50 metri di profondità con l’ausilio di un apposito robot, ma anche questo tipo di ricerche non aveva dato alcun esito. Subito dopo la scomparsa di Renato Paris, la famiglia aveva diffuso una sua fotografia e spiegato che quella mattina del 2 giugno dell’anno scorso indossava una tuta blu e un paio di scarponcini. Sono stati questi indumenti a permettere di dare un’identità ai resti ritrovati nel bosco; la sorella li ha riconosciuti, così come ha riconosciuto una placca metallica che Renato Paris si portava nella schiena in seguito ad una operazione chirurgica. Prima di chiudere il caso però la Procura di Bergamo ha disposto un esame di comparazione del Dna estratto dai resti del cadavere ritrovato in località Casina con quello dei familiari di Renato Paris, ma per loro non c’è alcun dubbio.

«È lui – racconta al telefono la mamma – lo abbiamo trovato. Purtroppo non c’è più niente da fare, dopo 14 mesi lo abbiamo trovato morto. A dire la verità, abbiamo sempre avuto una speranza residua che fosse ancora vivo: dentro di noi ci dicevamo che forse poteva essersene andato, ma invece è finita diversamente».

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