Le storie dimenticate / Pianura
Domenica 18 Agosto 2013
Geromina, sotto la manifattura
un labirinto di cunicoli e misteri
di Roberto Conti
Nei sotterranei della Geromina si snoda una fitta rete di cunicoli e di passaggi, luoghi dimenticati, silenziosi, dove rimbomba il suono dei passi.
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All'alba del XX secolo la fabbrica navigava a vele spiegate. Il tessile, come insegna la storia, era uno dei settori cardine dell'industria bergamasca. Minuti racconta: «Nel 1905, la fabbrica aveva 1500 fusi e poteva contare sulla forza lavoro di 400 operai. La crisi arrivò alla fine degli anni '20 e nel '29 la ditta passò nelle mani di Ercole Brusadelli prendendo il nome di Società Anonima Manifattura Trevigliese. A quell'epoca lo stabilimento era ampio più di 40 mila metri quadrati». L'ultimo «padrone» della fabbrica fu Giulio Riva, proprietario di una serie di consociate tra cui compariva proprio l'opificio della Geromina che nel 1952 divenne Società Cotonificio Furter (poi Lanificio e Cotonificio Spa). Alla storica fabbrica, purtroppo, spettò una fine ingloriosa: il 25 maggio del 1967 venne messa in liquidazione per insolvenza. Prima Marzio, poi Fabris e, infine, Brusadelli, i «padroni» dotarono i dipendenti di una serie di strutture e di servizi necessari a farne una comunità autonoma: abitazioni, cooperativa di consumo, scuole, circolo ricreativo, la chiesa e la società di mutuo soccorso. Ispirandosi ai principi del liberismo più illuminato, questi imprenditori avevano prestato attenzione non solo alla fabbrica ma anche alla vita dei loro operai.
Così, in Geromina come a Crespi d'Adda nacque un piccolo villaggio industriale attorno a una fabbrica tessile. Durante il periodo in cui la ditta era nelle mani di Fabris aumentò il numero degli operai e con esso anche la richiesta di nuove abitazioni. Gerolamo Fabris decise quindi di dar vita a nuove case proprio in Geromina che venivano date in affitto a operai e impiegati, trattenendo la cifra pattuita in busta paga. Avevano l'acqua gratuitamente, illuminazione con l'energia elettrica prodotta dalla forza idraulica anch'essa gratuita. E che lusso avere l'energia elettrica ai primi del Novecento! Il salto dell'acqua c'è ancora. Si trova nei pressi della Villa Campagnola di via Geromina. Il cavo irriguo denominato «Firone» nasce da una costola della roggia Vignola che scorre poco più a nord della frazione e lambisce la fabbrica. Dopo aver soddisfatto le esigenze energetiche della fabbrica veniva, e viene tuttora, utilizzato per irrigare i campi coltivati. E pensare che un tempo il Firone attraversava proprio la fabbrica passando nei sotterranei. Percorrendo i cunicoli dell'attuale ditta Oleotecnica Srl si scorgono gli spazi che un tempo erano «bagnati» dalla roggia. Al termine di un lungo percorso si arriva a un altro salto dell'acqua, inutilizzato da decenni e completamente a secco. L'acqua prendeva due diramazioni diverse e, appena sotto il vecchio salto, si trovavano due turbine che generavano la corrente necessaria a «far muovere» la fabbrica. Ma i cunicoli non sono solo quelli della roggia. Ce ne sono diversi: si racconta che venissero utilizzati dai dipendenti maschi per nascondersi in tempo di guerra quando passavano i fascisti a reclutare soldati da spedire al fronte. Altri raccontano che venivano utilizzati, sempre in tempo di guerra, per nascondersi durante i bombardamenti. Ora tutti i corridoi sotterranei sono stati chiusi ma fino a qualche tempo servivano come vie di fuga.
L'ingresso della fabbrica è rimasto intatto. L'orologio che probabilmente scandiva la giornata lavorativa ora non funziona più. E' fermo alle 9.30. Chissà poi perché. La conservazione della struttura, così come la vedevano gli operai nei primi anni del Novecento, è merito di Marconi Arte, un maestro ebanista. Nei sotterranei della sua azienda invece è stata fatta una scoperta curiosa: spolverando il pavimento, ovviamente segnato dagli anni, in un angolo è emersa una scritta. Il buio non lascia intravedere nulla. Solo posizionando una torcia elettrica di traverso è stato possibile capire di cosa si trattasse. E' una data: 15 - 7 - 1887. A cosa si riferisce questa data? Nessuno lo sa. Non si tratta sicuramente della data di fondazione della fabbrica. Era già attiva da anni. Nel 1887 c'era l'opificio Marzio. La data è scolpita nel pavimento con una bella calligrafia. Non si sa quindi a cosa si riferisca e chi ne fu l'autore. Fatto sta che la data rimane avvolta nel mistero. Come ogni fabbrica tessile che si rispetti anche quella della Geromina aveva il suo «caminone» che è stato acquistato da Marconi nei primi anni '70 quando acquistò l'intero edificio. Divenuto pericolante è stato demolito nel 1974. Con lui è crollato un pezzo di storia della frazione ma è stato anche l'inizio della sua fioritura in termini di abitazioni.
Roberto Conti
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