Delitto Maffi in Keyna, le indagini
Ancora caccia a due dei tre sospettati

Li cercano tra Mombasa e Malindi con uno spiegamento di forze che gli amici della vittima definiscono inusuale.

Ma dell’amico keniota di Andrea Maffi e della guardia che l’operatore turistico di Villongo aveva licenziato, fino a ieri sera non c’era traccia. Il primo, secondo la polizia, avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel delitto. Il secondo avrebbe un movente che pesa come un macigno: i soldi che reclamava dopo il benservito.

Il terzo uomo, il domestico che lavorava nella villa (nella foto principale) del bergamasco a Watamu e che sabato aveva scoperto il corpo, sarebbe ancora in stato di fermo. La sua posizione pare essersi aggravata: gli inquirenti lo avevano fermato perché sospettavano che sapesse qualcosa dell’omicidio, invece sono emersi indizi tali da farlo precipitare nelle vesti di complice. Sul domestico ci sono peraltro informazioni contrastanti, ci sono voci che dicono che sia stato liberato.

Il movente non è ancora ben definito per quello che ha tutta l’aria di essere un delitto d’impeto. Maffi è stato colpito con numerose bastonate e coltellate, forse al termine di un litigio degenerato, per motivi economici o per questioni legate all’amicizia con il giovane che il quarantenne aveva recentemente ospitato in casa. Ma non si esclude il furto. Una delle piste seguite da chi indaga vorrebbe che Andrea abbia scoperto l’amico mentre era intento a rubargli telefonino e computer. Sentendosi, smascherato, il giovane africano avrebbe reagito aggredendo il padrone di casa e fuggendo con la sua utilitaria, forse a Mombasa.

Ieri, intanto, all’Istituto di medicina legale di Mombasa è stata compiuta l’autopsia, i cui risultati dovrebbero essere resi noti oggi. Dopo l’esame autoptico, i resti di Andrea sono stati cremati.

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