Nel 2016 nessun aumento delle pensioni
Ma congelato timore di soldi da restituire

«È necessario un intervento governativo per fare in modo che venga scongiurato il rischio di povertà che, come dimostrano i dati Istat riferiti al 2013, rimane elevato tra i pensionati che vivono da soli (circa il 22,3%) e per coloro che, con il loro reddito pensionistico, sostengono anche il peso dei propri congiunti che non riescono a trovare un’occupazione».

« Quindi ci auguriamo che i prossimi incontri col ministro Poletti abbiano, tra gli altri obiettivi, anche la rivalutazione delle pensioni per consentire ai nostri pensionati condizioni di vita più dignitose».

Così una nota della segreteria Fnp Cisl di Bergamo, alla luce dell’ultima circolare dell’Inps con la quale si ufficializza che per il 2016 non ci sarà alcun aumento per le pensioni, anzi. In alcuni casi, gli assegni potranno anche scendere, seppur in misura minima. È il risultato della «riparametrazione del conguaglio», termine burocratese per spiegare che l’Inps in qualche modo si riprenderà la differenza tra l’inflazione programmata e quella reale.

«Il timore - dice il comunicato - che vi fosse un conguaglio da restituire all’Inps sul 2015 è oggi però congelato. Nell’anno 2014, infatti, l’inflazione non è cresciuta secondo le stime (0,3) ma dello 0,2. Secondo il meccanismo della perequazione, l’Inps avrebbe potuto applicare un conguaglio con la restituzione da parte dei pensionati dell’importo maggiore liquidato rispetto al dovuto».

«La Legge di stabilità, anche per l’intervento sindacale e dei Pensionati Cisl in particolare, ha stabilito di rinviare la perequazione al 2017; il consolidamento della ripresa economica e la ripartenza dei consumi potrebbero infatti determinare un rialzo del costo della vita che a consuntivo dell’anno riassorbirebbe quanto dovuto dai pensionati in restituzione all’Inps».

«In pratica, dunque, i pensionati non dovranno restituire la differenza, ma non avranno nemmeno alcuna “perequazione”. Con il termine ‘perequazione’ si intende infatti quel procedimento mediante il quale l’importo della pensione viene indicizzato al costo della vita e, dunque, all’inflazione. Nel 2015 non è aumentato il costo della vita e dunque non c’è alcun aggiornamento nel primo assegno pensionistico del 2016».

«Con un tentativo molto parziale si cerca in questo modo di contenere gli effetti dell’inflazione negativa sul potere di acquisto delle pensioni. La Fnp e la Cisl nella proposta legislativa presentata al Parlamento hanno chiesto l’estensione anche ai pensionati del bonus fiscale di 80 euro come per i lavoratori dipendenti, per ridare reddito ad una categoria, quella dei pensionati, che ha subito nel 2012-2013 un blocco significativo e che negli ultimi 15 anni ha perso più del 30% del potere d’acquisto».

«Il testo approvato - si legge infine nella nota della segreteria Fnp di Bergamo - conferma il nostro totale dissenso rispetto alla scelta di finanziare la proroga della cosiddetta “opzione donna” con il prolungamento della penalizzazione della rivalutazione sulle pensioni. In ogni caso, per poter andare in pensione nel 2016 con l’opzione donna, secondo le nuove disposizioni, sarà necessario aver maturato entro il 31dicembre scorso il requisito di 57 anni e 3 mesi di età in caso di posizione per lavoratrici dipendenti e di 58 anni e 3 mesi in caso di gestioni degli autonomi».

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