Moscato e Pavese
nelle Langhe

Il mondo del Moscato d'Asti docg, da cui ha origine sia il Moscato docg a
tappo raso che l'Asti spumante, è una delle grandi realtà enologiche italiane. I due vini che  nascono dalle uve moscato bianco di Canelli, considerato qualitativamente il migliore esistente, rappresentano l'eccellenza dei vini dolci italiani a bassa gradazione.

Le prime notizie del moscato risalgono all'inizio del 1600, quando a
produrlo per primo fu un farmacista di Canelli (Asti) e proprio Canelli è
considerata la culla di questo vino.  Essendo una grande e composita
realtà,  è normale vi siano  problematiche e differenze di opinioni.
L'argomento centrale è quello della qualità. 

Alcuni anni fa  il mondo del Moscato ha attraversato una crisi di mercato dovuta anche  alla scarsa qualità del prodotto, in particolare l'Asti. Ancora oggi si discute su questo problema e  il dibattito vede in  prima fila alcune
qualificate aziende e la "Produttori Moscato d'Asti Associati" che,
rappresentando la parte agricola di questo mondo,  riunisce 2300
aziende  (tra individuali e cooperative) sparse su un territorio che
comprende le province di Cuneo, Asti ed Alessandria, dove si trovano i 52
Comuni che rientrano nei due disciplinari di produzione per un totale di
circa 10 mila ettari.

La qualità quindi:  un buon Moscato o Asti spumante non potrebbe  scendere sotto una soglia minima di prezzo di uscita dalla cantina di 4 euro la bottiglia ma, approfittando della ripresa del mercato avvenuta negli ultimi due-tre anni, alcune aziende si son messe a vendere Moscato a tappo raso anche a meno (prezzo finale nei negozi e nella grande distribuzione), cercando di far elevare sempre più la resa per ettaro al momento della trattativa paritetica, prima di ogni vendemmia, che vede coinvolta anche la Regione.

La maggior quantità di bottiglie di  Asti spumante, prodotte da un ristrettissimo gruppo di grandi aziende soprattutto industriali, si trovano a prezzi finali  ancora più bassi, che non superano i 2,5 euro a bottiglia.
«Questa politica non è giusta e vogliamo contrastarla – afferma Valter Bera  qualificato produttore di Neviglie  e presidente dell'Enoteca regionale “Colline del Moscato”, che ha sede a Mango d'Alba, nell'antico castello dei Busca – perché a perderci sono solo le aziende più qualificate».
Giovanni Satragno, presidente della "Produttori Moscato d'Asti Associati", annuncia:«Proprio per differenziare il mondo della qualità da quello cui interessa solo fare business,  stanno per nascere tre sottozone, Canelli, Strevi e Santa Vittoria d'Alba, intendendo per esse i territori più qualificati. Anche noi vogliamo legare sempre più il Moscato al suo territorio d'origine. La pratica  è all'esame del Comitato Vitivinicolo nazionale e le sottozone diventeranno realtà dalla vendemmia 2011».

Si tratta di un primo passo verso la ricerca di una nuova immagine di questo importante segmento dell'enologia italiana. Già negli Anni '90 Giovanni Satragno si battè per il riconoscimento della doc al Moscato vendemmia tardiva. di cui è autorizzata la produzione nel solo territorio del comune di Loazzolo. Attualmente i produttori sono otto e producono in totale circa 30 mila bottiglie. Un vino raro, dunque, ma che sorprende.

La nostra esperienza in Langa
Ho assaggiato il Loazzolo Doc 2005 della azienda Isolabella della Croce in abbinamento con la robiola di Roccaverano dop (produttore la cooperativa agricola La Masca, affinatore Arbiola), un formaggio di capra che si produce in forme e stagionature diverse ma tutte all'insegna della più alta genuinità. «Il Loazzolo doc – affermano Maria Teresa e Lodovico Isabella della Croce, milanesi che da dieci anni hanno scoperto questo angolo di paradiso nelle Langhe - si abbina bene anche con alcuni salami stagionati e ovviamente con la pasticceria secca e la cioccolata. Il nostro Loazzolo doc deriva da vigneti di moscato con oltre 70 anni di età: il vino ha freschezza e equilibrio, una prorompente eleganza aromatica di agrumi, salvia e fiori gialli».

Ho visitato altre tre aziende vitivinicole della zona. La “Dante Rivetti” di Neive, località Bricco, produce vino da quattro generazioni. In bottiglia vanno circa 400 mila bottiglie. Oltre a del buon Moscato abbiamo assaggiato due cru di Barbaresco 2000 e 2001 con ottime indicazioni per il nostro palato.

A Santo Stefano Belbo abbiamo incontrato uno dei maggiori produttori di Moscato, la Cantina Vallebelbo: fondata nel 1956, ha oggi 200 soci per un totale di circa 550 ettari di vigneto produttivo. Le bottiglie commercializzate sono 1,5 milioni, di cui il 70 per cento è Moscato docg (vino che ha meritato numerosi riconoscimenti, ultimo la medaglia d'argento a Vinexpo 2011). Santo Stefano Belbo è il paese natale dello scrittore Cesare Pavese (1908-1950), morto suicida. La fondazione dedicata allo scrittore ha realizzato una serie di percorsi guidati ai luoghi pavesiani, dalla casa natale alle località citate nei suoi romanzi, al cimitero dove è la tomba. La Cantina Vallebelbo è l'unica ad aver avuto dagli eredi di Pavesi la possibilità di intitolare al grande scrittore una linea di vini: le etichette riportano un bel ritratto dello scrittore opera di Giorgio Petraglia. Un ottimo esempio di come unire vino e letteratura.

Un'altra azienda visitata, a Neive, è quella di Massimo Rivetti: 20 ettari vitati soltanto ma tanta cura nella vinificazione, con un riguardo per il rapporto qualità-prezzo. I suoi cru di Barbaresco sono eccezionalmente longevi ma per averli non bisogna fare un mutuo. Anche i Barbera e lo stesso Moscato d'Asti sono vinificati con scelta delle uve da determinati vigneti sulle colline assolate di Neive.

Infine un accenno al “riso di Bra”.  Sì, sembra strano ma anche nel Cuneese si produce del buon riso: lo fanno i fratelli Giovanni e Marco Allocco, con il padre Ernesto, in frazione Falchetto di Bra, dove dispongono di 50 ettari di risaie che potrebbero aumentare nei prossimi anni. Le qualità prodotte sono il “Loto” e l' “Ercole”, meno note del Roma o Carnaroli ma con ottimo rapporto qualità-prezzo. Gli Allocco (tel. 0172.490300) sfruttano le caratteristiche del terreno per confezionare un riso che sta cominciando a riscuotere molto interesse.

Per dormire nelle Langhe, al centro di un territorio di grandissimo interesse turistico e gastronomico, consigliamo l'hotel-motel Alba (www.motelalba.it), alle porte della storica città, 94 camere per distribuite in ampi spazi di verde, con piscina, parcheggio, aria condizionata, collegamento internet. Si tratta di una delle prime e conosciute strutture nate sul successo internazionale di Alba, città del vino e del tartufo.

Roberto Vitali

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